Questo spettacolo si propone come uno dei più irriverenti e d’avanguardia degli ultimi anni, e se non lo è, a mio avviso, ci va molto vicino, almeno nei circuiti riconosciuti.
Non farò una recensione perché lo spettacolo va visto ma vorrei esprimere comunque qualche considerazione in merito.
Non è uno spettacolo, tanto per incominciare. Non è intrattenimento. La visione di questa forma di espressione può essere dolorosa. Parte dal presupposto che i protagonisti in scena siano anche i protagonisti reali della loro vita. Una vita in cui qualcosa muore.
Non c’è narrazione. Quello che tiene in piedi questo dramma è il filo conduttore delle sensazioni. Dall’unità al tutto. La situazione critico emozionale dei 15 protagonisti è un ventaglio più o meno coerente di questa nostra generazione. Lo definirei un dramma sociale.
Sono troppo facili le invettive di scandalismo a buon mercato che gli rivolgono contro. Il nudo fa sempre un certo effetto, ed il nudo quasi orgiastico può farlo di più. Bene. Lo spettacolo si pone come irriverente? Ci riesce. Abbiamo tutti fatto finta di non essere turbati o infastiditi dalla sessualità messa alla mercé dei tutti in quel teatro, ma lo scontro tra il pudore e un certo gusto voyeuristico è stato inevitabile.
Alcuni commenti che ho sentito lo hanno definito fatto a caso. Niente di più assurdo. Il percorso mentale era chiaro e facilmente leggibile (non intendo dare una mia chiave di lettura, ma quello che emergeva era un quadro generazionale abbastanza fedele). Altri hanno commentato che i personaggi fossero lisci e deboli. Ah! Esattamente come questa generazione in cui sono in mezzo pure io. Abbiamo mai combattuto una sola vera battaglia? Sappiamo benissimo che non avremo mai una posizione stabile e che vivremo nella precarietà per anni, o tutta la vita forse, eppure non mi pare che facciamo nulla per cambiare la situazione. Io per prima. Siamo tanto politicamente impegnati ma quello che si ottiene è solo un paio di feriti (o peggio di morti) nelle strade delle manifestazioni.
Ebbene? Siamo deboli e lisci.
Immagino che vederselo spiattellare in faccia non sia piacevole. Uno spettacolo di questa fattura non deve essere piacevole, nonostante molto abbiano anche riso, e sia stato definito persino leggero in certi momenti. A mio parere l’umorismo cinico e ridicolo utilizzato non faceva che mettere il dito nella piaga.
Uno dei protagonisti diceva di non poter stare senza aggiornare la pagina di facebook ogni tre minuti senza sentirsi male. Che ridere.
Avevo già detto che non c’era nulla di inventato in quello che dicevano i protagonisti?
E poi si, la maggior parte di loro erano omosessuali. Essere attori e gay è forse un cliché (ma di quanti cliché viviamo?) ma ciò non toglie che vivessero problemi comuni ad ogni uomo. Più o meno estremizzati, ognuno, nella sua pur giovane vita, ha da fare un funerale ad un emozione, un’aspettativa, un mito tradito, un valore perso, un sogno mai realizzato.
Elena Sudano