Patrick Süskind (nato ad Ambach il 26 marzo 1949) nel 1985 creò uno dei personaggi più conturbanti della storia della letteratura. Prova ne fu il successo mondiale che accompagnò l’uscita di questo libro e la successiva battaglia dei registi per accaparrarsi i diritti per l’adattamento cinematografico: il vincitore fu Tom Tykwer, padre del film “Profumo, storia di un assassino” del 2005. La trama, per chi non la conoscesse, narra di un ragazzo (Jean Baptiste Grenouille) nato nella Francia dell’ottocento con un dono speciale, un olfatto talmente eccezionale da permettergli di distinguere a catalogare ogni singolo odore a chilometri di distanza. Questa sua specialità non era però senza un prezzo, Grenouille era egli stesso l’unico uomo sulla faccia della terra a non avere un odore, cosicché l’unico modo che aveva di conoscere le cose veramente, gli impediva di fatto di conoscere la propria stessa natura. Questo dettaglio colloca il protagonista immediatamente in una sfera extra-umana e lo scrittore è costretto ad indugiare nell’impossibilità degli altri uomini ad accettarlo come simile; Jean Baptiste provoca negli altri senso di disagio e di timore, la sua natura ha certamente del demoniaco, tanto che chiunque abbia avuto a che fare con lui, perisce di una fine crudele ed inesorabile, fin dal giorno della sua nascita che portò la madre a morire sulla gogna per aver abbandonato il neonato sotto il bancone del pescivendolo. L’unica che avrà cuore di prendersi cura di lui è una bambinaia che perse l’uso dell’olfatto per un incidente domestico; anche lei farà una brutta fine, come pure il conciatore al quale fu venduto appena possibile, o il profumiere Baldini che perì in malo modo subito dopo che, istruito e sfruttato il ragazzo fino ai limiti, lo lascia libero con un diploma di apprendista profumiere. Il genio di Grenouille gli permise di ovviare alla propria mancanza di odore fabbricandosi diversi odori umani che cambiava come abiti, a seconda della impressione che voleva esercitare sugli altri e, osservata la potenza che avevano i diversi odori sui sentimenti dei suoi simili, capì che poteva (o doveva) creare un profumo perfetto, in grado di imprigionare al proprio volere le menti di tutta la popolazione mondiale, rendendoli suoi sudditi consenzienti. Nella produzione cinematografica viene omesso questo passaggio, facendo risalire la scoperta di tale potere dei profumi ad un fatto fortuito e non alla sibillina arte del ragazzo, fatto che sacrifica uno dei temi principali del romanzo: la totale animalità dell’istinto umano, che non si piega solo di fronte ad un unico profumo perfetto, ma che si lascia traviare dagli odori più svariati seguendo un sentimento carnale e profondamente animale. Grenouille agisce quindi sugli istinti più bassi dell’umanità, considera gli uomini alla stregua di cani randagi, sempre intenti ad inseguire il di dietro di altri cani, maleodoranti di sudore, di escrementi, di sebo della pelle, del puzzo dei piedi. Inizia la febbrile ricerca del protagonista dell’odore migliore del mondo, e come avrebbe potuto non essere, il più potente e trascinante, l’odore di fanciulle vergini e bellissime? Come se la bellezza fosse naturalmente sinonimo di buon odore, l’autore fa prediligere al ragazzo bellezze appena alle porte della maturità sessuale, uscite fuori da quadri di Klimt, coi loro capelli rossi e la pelle bianchissima, in una concezione in cui ancora sopravvive l’aderenza tra bellezza e bontà, che si traduce in Grenouille in attrazione estatica e mistico/sessuale. Anche il ragazzo rispecchia questo canone, è brutto e zoppicante, un mostriciattolo insignificante, che però, quando si irrora dei profumi da lui creati, è capace di ispirare ogni sorta di sentimento su uomini ed animali. Egli si mette al pari di un Dio, sfidandolo e addirittura prendendosi beffa delle creature tanto insulse da lui create. Questo aspetto della mentalità di Jean Baptiste non esiste nel film: qui è dipinto come un’anima quasi ingenua, infantile, e infatti la prima ragazza che ucciderà (è questo il metodo che sceglie per poterle utilizzare ai suoi scopi) sarà quasi un incidente, la soffoca tappandole la bocca con troppa veemenza per non farla urlare, ma in realtà il personaggio originario è decisamente più efferato, la donna non si accorge neppure della presenza di Grenouille, celata dal suo non odore, ed egli la uccide senza neppure guardarla un momento, senza neppure pensare di volerla uccidere, ma per puro istinto di cacciatore che non ha nessuno scrupolo per la vita che recide, esattamente come una rosa colta per sopravvivere in vaso pochi giorni. Quando imparerà come trattenere nel tempo il profumo delle fanciulle, inizierà ad uccidere in maniera sistematica le più belle e giovani, collezionandone il profumo che servirà al suo preciso intento (ed anche ovviamente alla propria libido) di soggiogare l’umanità intera. Non si cura neppure troppo di non farsi scoprire quando nei paesi da lui visitati inizia ad esplodere il panico per le morti ripetute ed inspiegate, ormai il ragazzo ha la certezza di poter piegare il volere di qualsiasi giuria. Non indugiando oltre nella narrazione (per non guastare il piacere a chi ancora non avesse letto il libro) descriverò le atmosfere come uscite dai peggiori incubi di Hyeronimus Bosch, apocalissi peccaminose e blasfeme che si traducono anche in pellicola, nonostante il tono favolistico che aveva mantenuto finora il regista. Il finale chiude il cerchio, ed è talmente violento quanto inevitabile, da lasciare privi di fiato. Tutta la vicenda ha come leitmotiv il tema del possesso; possedere la bellezza, possedere un odore, possedere la volontà altrui e amore è possesso, sessuale anche, in un tripudio di amore e morte scellerato, troppo poco riuscito nella pellicola, nonostante sia da gratificare la capacità del regista di rendere visivo il mondo impalpabile degli odori. L’eccezionalità e la potenza del personaggio di Süskin si rivela nel modo in cui, nonostante l’orrore delle azioni e degli intenti di Grenouille, non si riesca ad un certo punto, a non averlo in simpatia; nella massa della gente in preda agli istinti animali, lui rimane al di sopra di ogni bassezza e sconcerta la dignità con cui, ottenuto il potere, ne avrà a sdegno e come lui anche il lettore, che avrà assistito in tante e tali occasioni alla volubilità indecente del genere umano, risultando Grenouille il mostro, più autentico di ogni buona persona. Stilisticamente la lettura è coinvolgente ed il ritmo sostenuto, chi taccia la narrazione di squilibrio tra il realismo delle descrizione ambientale e l’onirico delle vicende interiori del protagonista, non ha considerato il diverso piano percettivo in cui vive Grenouille, che non potrebbe mai essere quello umano. La potenza di questo personaggio resta impressa per parecchio tempo, ma è necessario leggere prima il libro che vedere il flm, che davvero, non gli rende giustizia.
Elena Sudano