Fissare numeri in attesa di bruschi movimenti così il tempo si prende gioco del tuo pensiero e del tuo aspettare.
Attendere, uno spazio vivo di fantasie che si colora di immagini prive di cortesie. Bussi, con forza, con energia eppure la risposta è sempre la stessa, chiara, scura, dura. Le giornate si susseguono, gli intervalli si rassegnano mentre un velo di apparenza riveste il tuo perché. Il rischio è sempre quello di implodere, di sentire quelle fragili pareti della pelle crollare nell’assoluto silenzio.
Suonano le parole, danzano le parole, sfuggono le parole, le uniche difese del tuo voler concedere. Eppure questi vuoti che echeggiano nel tuo vedere si sdraiano dimessi verso il mondo. La curva della tua domanda plana su percorsi arsi dal divenire, tesi al blandire. L’estate diventa uno sconosciuto che si aggira intorno ai sorrisi, ai discorsi e quel profondo urlare celato nella tua ombra dove si trova?
Stringi con tutto te stesso le onde, sospinto dal vento, strappato dall’acqua e non c’è domanda che possa colmare quel senso di appetito che staziona nella tua mente, nei tuoi occhi.
Nascosto nel preciso scorrere del rispondere, respiri sul palmo della mano, frugando nel disegno della materia, spazzando via ogni polvere di perfezione. Tutto il soccorrere si dilegua come un foglio di giornale rapito dalla strada, rifiutato dalla luce.
Risalire a galla, respingere ogni facile soluzione mentre il tempo continua nel suo gioco d’immersione. Puoi tendere il tuo animo verso l’universo infinito del tuo processo finito? Stelle brillanti, sognanti, si schiantano su quelle parole, frantumano quella mole sterile di silenzi.
Il desiderio è sempre un pallone che gioca, un sorriso che ti contagia così la smetti di fissare i numeri, l’estate si presenta con gioia e la curva della domanda chiude il suo cerchio.
Francesco Colia