dalla sezione SOLO
sms #1
qui il sole non decolla, è un disco rotto che mi preme sul costato e schiocca note acide di noia. il mare si muove di continuo e ad averceli talloni duri che vanno al fondo riaffiorando lievi in superficie di meraviglia. ad avercelo legato stretto tra i capelli quel coraggio, che piega il capo di rinuncia, la saggezza antica che sa quando si smettono le attese, ché i morti non resuscitano – ma le attese come luccicano, un brillare che si accende fin negli angoli più asciutti della retina, e cola sale, e miele qualche volta –. aspetto che mi spuntino le branchie intorno al cuore, intanto che mastico il silenzio e mi pesa il lutto dei coralli che franano la pelle, snudando orme piccole di cielo. quest’estate la mia polpa più dolce resterà a consumarsi in cima a un albero, speriamo arrivi il vento, almeno, speriamo in un respiro di lontano, un tuffo che mi rianimi le vene dritto al cuore, di un’onda lunga l’eco
dalla sezione MINUSCOLA
sms #18
vorrei che ci scambiassimo un bacio che ci facesse nuovi da capo a piedi, vorrei che ci scambiassimo carezze e i gesti più teneri e segreti, gli sguardi e i sorrisi, la pelle stropicciata dal passaggio morbido di mani e occhi, l’odore d’erba delle corse da bambini che ci abita, i ricordi, i sogni, il mare piccolo di ogni lacrima versata nel cammino fino al centro esatto di me e di te, vorrei che ci scambiassimo le fiabe, e le dolcezze che teniamo nascoste al mondo intero, le labbra, le linee della mano, i brividi di freddo da scaldarci, la brezza dei respiri che fa volare alto, i battiti del cuore, le maglie preferite, il tempo di un sospiro di piacere che tremi il cuore e frani cielo e terra fino all’origine di (un) noi – possibile
dalla sezione SCRITTURA
sms #32
le stazioni parlano di noi, dei nostri passi affrettati tra le stagioni, perduti negli anni di treno in treno, l’attesa ripetuta di un abbraccio, il caffè che si fredda troppo in fretta nell’attimo prima del saluto, il polso che trema un istante, il tempo lungo di un addio che torna sempre indietro. e torneranno a perdersi tra i binari e a correre sulle banchine affollate di passi anonimi i nostri sguardi e le inquietudini rapprese agli angoli di un ultimo secondo, torneranno le mani a tenersi strette lungo la striscia cupa di un biglietto – andata e ritorno andata – a pezzi, coriandoli di sorrisi e un finestrino liquido che volta le spalle impigliandosi a labbra di cieli al rovescio, e il tuo volto e il mio torneranno a chiedersi il luogo esatto dell’arrivo e dell’addio, che precipita in un intervallo di arrivederci
sms #34
mi arrendo, per l’ennesima volta, passo oltre – un altro limite -, abito le tue parole come una soglia, che attraverso senza sapere dove mi porterà – il tuo nome -. ad occhi chiusi. fiutando stelle, che mi pesano in grembo, e cadono ad una ad una nel vuoto della tua assenza. ma sono infinite
***
[le notti precipitano nel vuoto, hanno il risvolto ruvido della tua assenza che punge il sonno e graffia via i sogni e resta solo questo vuoto così buio di carezze mute, così nero, così vertigine di cielo appesa alla tua voce che ha i bordi tesi di spago ruvido che piegano all’ingiù il contorno liquido dei miei occhi – da quando non ti vedo, e i giorni precipitano nel vuoto, e il corpo si tende come un arco e poi implode, attende un suono un battito un vagito, attende vita ma precipita denso di silenzi nell’acqua limpida del suo partorirsi – ora – madre di questa solitudine, che avvolge tutto come un sudario di gelo e ortiche, e culla il cuore che precipita nel ventre e nasce e muore e nasce come un pesce, senza una parola (così deve essere), piangendo, inerme, amore e non si sa se figlio o cosa, precipita tra le lenzuola tra luna e sole tra i miei seni orfani e resta ovunque l’ossessione delle tue mani che non mi stringono mentre precipito nelle notti e nei giorni muoio, aspettando candida un’alba di cotone come un abito da sposa, per quando sarò donna e porterò in grembo la certezza che il mio corpo è la mia casa, il centro intorno al quale prendo a esistere, la dimora sacra di me stessa]
Silvia Rosa
Biografia: Silvia (Giovanna) Rosa nasce nel 1976 a Torino. Laureata in Scienze dell’Educazione, scrive poesie e racconti e partecipa a letture e reading poetici. Nel 2008/2009 ha frequentato il Corso di Storytelling della Scuola Holden di Torino. I suoi lavori sono apparsi in numerosi siti, blog letterari, riviste e in volumi antologici editi da Ananke Edizioni, Perrone Editore, LietoColle, Smasher Edizioni, La Vita Felice. Nel 2010 ha esordito con il libriccino di racconti «Del suo essere un corpo» (Montedit Edizioni) e con la raccolta poetica «Di sole voci» (LietoColle). Nel 2011 ha pubblicato «Corrispondenza(d)al limite [Fenomenologia di un inizio all’inverso]» per la Clepsydra Edizioni (con immagini fotografiche di Giusy Calia), testo finalista alla XXV edizione del Premio Lorenzo Montano, sezione prosa inedita. Ha preso parte nel 2011 ad Alfabetomorso – mostra collettiva di arti visive e poesia presso la galleria d’arte EnPleinAir di Pinerolo (To). E’ coautrice, insieme al fotografo Fabio Trisorio, del progetto fotopoetico «MeTe», di cui ha firmato i testi.
SoloMinuscolaScrittura, Poesie di Silvia Rosa, Copertina di Giusy Calia
Edizioni La vita Felice