Million Dollar Baby
Mo Chuisle
Spesso il cinema ci riconcilia con emozioni e sensazioni che teniamo troppo strette a noi, spesso il cinema ci ricorda che quello che sentiamo non è qualcosa di esclusivamente nostro. Million Dollar Baby è un film del 2004 che racconta la storia di una ragazza che voleva a tutti i costi emergere dall’emarginazione, riscattarsi da una vita che non di rado toglie senza lasciarti speranze, così si combatte per un sogno, un’occasione. La pellicola è diretta da Clint Eastwood, interpretato dallo stesso con una coppia di attori straordinari, Hilary Swank e Morgan Freeman. Inutile elencare i premi. Il titolo di questo CineSofia è: Mo Chuisle.
Ognuno di noi vorrebbe il rispetto dell’altro, vorrebbe essere ri-conosciuto in tutto il suo essere ma non possiamo farci troppe illusioni, quello che siamo viene attenzionato soltanto nella misura del dare. Che sia affetto, che sia aggressività solo nell’andare incontro, riceviamo considerazione. Sembra assurdo e innaturale ma nel nostro attaccare-arretrare (sì, si arretra anche, molto di più di quello che pensiamo e quando lo facciamo, siamo distanti dal mondo) troviamo il nostro senso, l’indole su cui ripiegare i nostri progetti, le nostre aspirazioni più pure.
Eddie Scrap-Iron Dupris: La gente ama la violenza, rallenta agli incidenti stradali per vedere se ci sono morti ed è la stessa gente che dice di amare la boxe ma che non ha idea di che cosa sia. Parlare di boxe è parlare di rispetto, cercare di ottenerlo per se stessi, togliendolo all’avversario…Frankie amava ripetere che la boxe era qualcosa di innaturale, che nella boxe si fa tutto al contrario, a volte per tirare un colpo vincente bisogna arretrare…ma se arretri troppo, non combatti più.
Cosa siamo in grado di sopportare?
Ci ripetono fino allo sfinimento che dobbiamo rispettare dei limiti, che dobbiamo piantare dei paletti verso i sogni irraggiungibili come se le rinunce non fossero già di per sé un non rispettare un limite, forse il limite più doloroso di tutti, quello dell’arrendersi alle difficoltà. Tuttavia, se desideriamo fortemente qualcosa, siamo disposti a sopportare ogni tipo di fatica, a rischiare ogni genere di cosa. Chiamatela follia, determinazione, volontà ma la verità è che quello che vogliamo con tutto noi stessi, è la nostra parte migliore, è il nostro essere “qualcosa”.
Eddie Scrap-Iron Dupris: Se c’è una magia nella boxe, è la magia di combattere battaglie al di là di ogni sopportazione, al di là di costole incrinate, reni fatti a pezzi e retine distaccate…è la magia di rischiare tutto per un sogno che nessuno vede tranne te.
Possiamo accettare?
Tuttavia, rifiutare dei limiti non significa non riconoscere che ci sono cose a cui non possiamo ambire e questo genere di consapevolezza non si chiama sconfitta ma umiltà. L’umiltà non la si accetta ma la si comprende e questo accade quando quello che siamo si trova in equilibrio con ciò che vorremmo essere.
Eddie Scrap-Iron Dupris: Ci sono cose che la gente non vuole accettare.
Tutto ha un peso: le persone, le cose, le emozioni, i pensieri e questa loro “materia” si distribuisce in modo casuale o quantomeno irrazionale intorno alla nostra esistenza.
Maggie Fitzgerald: Quanto pesa sua figlia?
Frankie Dunn: Cosa?
Maggie Fitzgerald: Nella mia famiglia i guai sono proporzionati al peso.
Frankie Dunn: Già, non pesa tanto, una volta aveva un fisico atletico ma non so se l’ha mantenuto.
La regola è proteggersi?
Dobbiamo sempre stabilire delle regole perché impegnarsi per un bene comune non è semplice, tutti sentono immancabilmente la smania di “ricevere” e dimenticano con facilità che proteggersi prima di tutto implica non abbandonare il proprio sguardo verso l’altro, verso coloro che sono vicini a noi, nella presenza, nell’assenza, nella conoscenza, nell’estraneità. Proteggere vuol dire prendersi cura, di se stessi, dell’altro e questa dimensione universale di “vicinanza” può avvenire soltanto quando i nostri occhi sono rivolti verso un bene che non ha “ricompense”.
Frankie Dunn: Hai, hai dimenticato la regola, sentiamo, qual è la regola?
Maggie Fitzgerald: Tenere il sinistro alto?
Frankie Dunn: La regola è proteggersi, sempre, continuamente…allora qual è la regola?
Maggie Fitzgerald: Proteggermi sempre, continuamente.
Frankie Dunn: Bene, bene.
Maggie Fitzgerald: Affidarmi ad un altro che modo è di proteggermi?
Frankie Dunn: Non lo è.
Maggie Fitzgerald: D’accordo. Lavorerò sul sinistro capo…mi abbandonerà ancora?
Frankie Dunn: Mai.
Possiamo “sistemare” le nostre ferite?
Non tutto può essere riparato, figuriamoci un corpo, un’emozione ma le ferite non devono ricordarci un dolore, un passato ma una possibilità. Nietzsche afferma: “Quello che non mi uccide mi rende più forte”. Quello che ferisce ci apre sempre e ovunque un’occasione verso qualcosa di nuovo, verso un ricordo da oltrepassare.
Eddie Scrap-Iron Dupris: Ma alcune ferite sono troppo profonde o troppo vicine all’osso e per quanto uno provi a dargli una sistemata non sempre riesce a fermare l’emorragia.
Si può contare su qualcuno quando abbiamo la forza di spogliarci di ogni egoismo, ogni piccolo sentimento di possesso.
Maggie Fitzgerald: Io non ho nessuno tranne lei Frankie.
Frankie Dunn: Puoi contare su di me.
Si può perdere?
Siamo soliti associare ad una sconfitta una perdita totale delle nostre potenzialità, al contrario è proprio nell’arresto che può avvenire il ri-conoscimento del nostro bagaglio umano. Chiunque può avere un momento di debolezza, una fase di incompiutezza ma ciò non deve sminuire la nostra capacità di esprimere, il nostro desiderio di essere.
Eddie Scrap-Iron Dupris: Chiunque può perdere un incontro.
Quale sia il senso del nostro viaggio, la strada che dobbiamo percorrere durante il nostro arco di esistenza, quello che bramiamo con forza è avere la possibilità, l’occasione di realizzare ciò che sentiamo di più vero dentro di noi. Avere l’occasione di poter dire un giorno, ho realizzato il mio sogno. Non si tratta di un gioco di grandezza ma di quello spirito che germoglia fin da piccoli nel cuore dell’uomo.
Eddie Scrap-Iron Dupris: La gente muore ogni giorno Frankie mentre lucida il pavimento o lavi i piatti, sai qual è il loro ultimo pensiero? Non ho mai avuto un’occasione. Invece grazie a te Maggie ce l’ha avuta e se morisse oggi sai quale sarebbe il suo ultimo pensiero? Ho avuto l’occasione che volevo.
Nel mio sangue troverò il mio tesoro, nel mio tesoro troverò il mio sangue è così che possiamo accudire il nostro animo, l’altro, il mondo.
Frankie Dunn: Mo Cuishle significa mio tesoro, mio sangue.
Francesco Colia
Solitudini che viaggiano su binari diversi, che si spezzano a vicenda le catene del cuore per incontrarsi in uno spazio dove l’essere si muove spinto dai propri sogni e spoglio da ogni vincolo. La boxe come leitmotiv, la propria violenza che si riflette nella violenza dell’altro in un continuo arretrare e avanzare, nella ricerca del giusto equilibrio, in un mondo dove gli unici veri limiti sono quelli che tu imponi a te stesso. Bello e complesso il film e un CineSofia di grande spessore umano!
Uno dei Cinesofia più belli che abbia letto fino ad oggi.
Sempre ottime scelte, sei bravissimo 🙂