
Jheronimus Bosch – Table of the Mortal Sins (Gula)
L’invidia affonda le proprie radici nella povertà interiore e seppure la si riconosca con maggiore facilità essendo un frutto, si può star certi che, essendo la povertà interiore contrariamente a quanto si possa credere molto feconda, è sempre accompagnata da altri, altrettanto intercettabili frutti, quali la ripicca e la menzogna, solo per citarne alcuni.
Tuttavia, essendo la povertà interiore per sua natura meschina e pavida, difficilmente posta dinanzi ai suoi figli li riconoscerà come tali, anzi si adopererà alacremente per nasconderli attribuendoli al fato o suscitando sospetti su innocenti.
E mentre la vittima dell’invidia ingenuamente cercherà di sfuggirle rinunciando, così come le è stato insegnato a meritati riconoscimenti nell’intento di non alimentarla, la causa continuerà a generare sempre frutti diversi per compensare un vuoto incolmabile.
La povertà interiore è infatti insaziabile perchè come si potrà mai colmare una fame immaginaria? Nessun merito o riconoscimento è più appetibile di quello che ci si immagina dovuto e che gli altri assaporano a nostre spese.
Ecco perchè non si può mai realmente, per quanto ci si sforzi, sfuggire all’invidia e bisogna solo aspettare che schiatti per la stessa ingordigia che la genera.
Antonella Foderaro
Note ai lettori: Qui si parla dell’invidia, non degli invidiosi ai quali si augura lunga salute senza invidia!