Le scarpe sono lì, in quell’angolo del bagno, stanche, consumate con i lacci abbandonati al mondo. Strade distese su terreni che hanno dimenticato ogni considerevole dubbio, sprazzi di contentezza dissolti come cenere in estate. Ci sono sforzi che non possono essere ripagati, ci sono desideri che non possono essere accolti così, minuscoli punti di male, attraversano il tuo corpo come se tu fossi un destino che non ti appartiene. Arriverà quell’assenso estraneo al nostro cammino a cancellare le distanze tra il me e il noi? Cercare come un randagio del vivere occhi, cuori e attenzione perché il fare spesso supera ogni possibile resistenza. Sospiri chiusi in universi irraggiungibili così la bellezza si concede alla bellezza come un assioma di assoluta indiscutibilità. Tutto gira prepotentemente, l’equilibrio viaggia su un binario morto, quando avremo il controllo di noi stessi? Inutili occasioni gelano il pensiero e fondono la parola in tempeste dolorose. Muscoli dispersi in terre lontane, le emozioni emigrano in luoghi sicuri perché quando il tempo ti stringe con forza, puoi solo rinunciare. Dov’è quella ragione che ragione non ha quando le coperte non ti scaldano dai brividi ma dalle luci? La ragionevole ragione esulta nell’unica festa a cui vorremmo rinunciare mentre il muoversi è un sogno che resterà nascosto dietro piccole stelle. Perché controllare quello che non deve allontanare? Domande come vulcani in eruzione con lapilli sparsi lungo ferite mal curate così il giorno si traveste di abitudini mal seguite nel lungo percorso delle risposte. Quelle scarpe sono lì, ansiose, eccitate e generose per sentire ancora e ancora il loro unico compagno di viaggio, il mondo. Volere è potere ma non tutto ha il potere di sostenere, di vedere che abbiamo un bisogno inquieto di abbracciarci all’altro. La giornata si è alzata dal torpore della notte, pronta ad allacciare quel che resta del vivere, pronta ad assistere a quel che resta del condividere.
Francesco Colia
Ripieghi, per sopravvivere in una dimensione che non senti più tua, allontanandoti da tutto ciò che sei, e mentre aspetti in uno spazio stretto e buio, privo di calore, nella luce soffusa dei ricordi e dei sogni, attendi soltanto di accorciare le distanze e ritrovare la tua essenza.
Quel che resta non è mai poca cosa … alle volte è la migliore … 😀
bravissimo come sempre Francesco!!