È solo l’inizio, un luogo che si perderà, espressione dell’avvenire, del divenire. Da un punto a un altro, margine di un costruire indelebile, l’inizio si dilegua. Sono i giorni, i stupidi giorni, i soliti giudici di quell’avvenire così la nebbia si alza oltre le nuvole e il corpo si riversa sopra la terra. Linee di confine violate dal dire senza sentire, orde di parole dette senza capire così il mentire conquista pezzi di gioia e serenità. Sarebbe opportuno stringere l’utile, avere un bisogno nel bisogno ma l’anima non è salvabile, lavabile, fruibile. Da un punto a un altro, deriva di un viaggio avventuroso, l’inizio si presenta nuovamente. Non arrivano avvisi nell’universo presente perché la presenza è un gioco puramente umano. Ogni oscurità è una nostra cecità, ogni presenza è una nostra assenza, ogni pensare è un rammentare. È solo l’inizio, un luogo che ci lascerà, espressione del dimenticare, del lasciare.
Francesco Colia