Viaggio. Sono in viaggio da un po’. Vado verso un posto nuovo dove spero di trovare quello che non ho. Dovrei sentirmi appagato ma non lo sono, poiché avrei preferito non dover scegliere di fuggire dalla mia terra ormai irriconoscibile. Lì mi era stato strappato ogni diritto. Tolte la libertà e la bellezza del sogno. Presa la certezza del presente. Lì non ero più un uomo. Ho venduto ciò che possedevo ed è bastato appena ad acquistare il lasciapassare per la vita. Ho pagato per poter rinascere ricucendo i brandelli della mia esistenza.
Mi sono imbarcato. Accanto a me occhi ingenui su visi stanchi. Accanto a me tanti disperati aggrappati alla speranza dell’ultima spiaggia con la paura nel cuore. Sanno che ciò che si conosce non è come l’ignoto: tutto è diverso e quanto non si sa non si comprende quando è distante, perché ancora non esiste. Sanno anche che questo può essere un momento tremendo per le persone sole e indifese. I loro pensieri, le loro sensazioni, i loro dubbi sono anche i miei.
Nel movimento guardo: proiettate da una pellicola immaginaria, scorrono, davanti ai miei occhi, tante immagini gemelle e la rapidità con cui si presentano è in contrasto con la lentezza del mezzo che mi conduce. Osservo la strada di acqua su cui ondeggia la piccola imbarcazione nella quale occupo un minuscolo spazio. L’azzurro spento del mare, nelle sue svariate sfumature, si mescola con quello del cielo, striato di nuvole grigie e mi abbraccia, cingendo ogni mia parte senza penetrarmi. Piove.
Il vento accompagna la pioggia tentando, impaziente, di smuovere l’inerte, cercando di dare un tono al silenzio, mentre io costruisco un ponte immaginario ad unire i confini tra il certo e l’incerto, il passato e il futuro. Vado incontro al destino con il bisogno di vincere. Voglio dimenticare il male, convinto che oltre il mare il mondo è migliore: lo penso ospitale e caldo, ricco e tranquillo.
Arrivo. Cambiando prospettiva l’immaginato assume una diversa linea, una differente forma. E il tepore sognato diviene un freddo giaciglio. Mi chiedo dove siano la solidarietà, la generosità e la sensibilità vere. Dove l’accoglienza sincera e la pace. Dove sia la vita.
Mi volto e osservo il mare. Attraverso lo sguardo appannato e bagnato, riesco a vedere i due mondi, quelli che prima mi erano sembrati diversi, opposti e distanti. Li scorgo ora e li trovo identici: in entrambi ci sono persone pronte ad attraversare, spinte dall’ingenua convinzione che l’altrove rappresenti il fedele custode del bene. Io ho intrapreso un viaggio per un porto nuovo con la speranza che fosse da preferire, ma ne ho raggiunto un altro molto vicino al mio.
Mi specchio nel ricordo
Trascino le mie orme
sulla cenere di un falò.
Occhi persi nel vuoto,
mi muovo lentamente.
Ogni parte di me
appartiene al passato
e il mio peregrinare
mi riporta indietro.
Il turbinio delle emozioni
mi toglie il respiro.
Tremo, il corpo nudo,
ma non me ne avvedo.
La forza, simile a
farfalla in volo,
piano si affievolisce.
Sono stanco di andare.
Mi specchio nel ricordo
ma non posso tornare.
Maria Lucia Tarantino
Sara D.
Ma è meraviglioso.