L’essere dell’uomo (non solo il sesso forte) ha la sua residenza (non quella anagrafica), insomma, si annida (ma non è un uccello) in una casa (che non è un condominio), che ne rappresenta l’essenza (non quella che si estrae come un elisir) e che ne disegna (non come fa un artista) il suo vocabolario (che non è un calepino).
Però, forse, questo suo albergo (non un hotel), insomma, il luogo in cui risiede (ma non consiste) è troppo esteso e alle volte (non arcate) si trasforma in un intrico, dedalo, labirinto (non quello del Minotauro) in cui egli si ritrova in un pasticcio (che non ha niente a che vedere con uno sformato o un timballo) e perde se stesso (non la tramontana).
Eppure egli non può contenersi (la morigeratezza non c’entra) dall’impiego (che non è un lavoro) del linguaggio: anche i muti (ciao, Ornella) ne hanno uno, quello dei gesti (che non sono azioni), ed esso significa per lui la possibilità di conoscere (non sempre intendere) confrontandosi (anche non accostandosi) con gli altri, di uscire (non sbottare) dal proprio ristretto (nulla a che vedere col brodo) orizzonte (non la linea del tramonto), di salvarsi dall’auto(non mobile)referenzialità, di trovare uno spazio (ma non una radura) in cui soffermarsi a speculare (che non vuol dire approfittare).
La fermata (non quella dell’autobus o del tram) è breve perché l’esistenza di ogni giorno incombe (ma non è alle porte) con i suoi problemi (non di algebra) di vita (non di spalle o di torace) e l’individuo riprende la sua marcia (non militare né fradicia) senza più far caso (niente declinazioni) al problema della comunicazione.
E le trasmissioni (non infezioni e contagi, ma nemmeno televisive o radiofoniche), con qualche disturbo (che non è molestia), continuano…
Felice Irrera
[1] Raymond Queneau (1903-1976) è stato uno scrittore, poeta, matematico e drammaturgo francese che, a dirla con Umberto Eco, “ci insegna a muoverci nella lingua come in una polveriera”.
Scritto pubblicato su Filosofi per caso – La rivista n. 8/2013 Il linguaggio: casa, labirinto, radura