
Foto di Jamie Rogers – https://www.facebook.com/captaincoloradophotography
Il testo che accompagna questo scatto postato il 12 maggio 2021 sulla pagina Captain Colorado Photography dall’autore Jamie Rogers è un invito alla partecipazione: “Fill in the blank: What’s mine is ____and what’s ____ is mine.“
“Completa le parti lasciate in bianco: Ciò che è mio è____ e ciò che è ____ è mio. ”
Essendo “YOURS” (tuo, vostro) la principale parola visibile nella foto, il compito di riempire le parti lasciate in bianco non richiede particolari sforzi.
Non siamo obbligati a raccogliere l’invito, possiamo semplicemente godere della suggestività della foto emettendo i nostri personali e soggettivi giudizi estetici oppure partecipare.
In questo caso la fotografia diventerà metafora e qui la sfida si farà ancora più personale.
Io l’ho interpretata come una metafora della società in cui vivo e quel “Ciò che è mio è tuo” significa che sono coautrice del risultato finale. La società sarà bella, brutta, ricca, povera, istruita, ignorante, pacifica, violenta, indifferente, empatica, sana, malata, etc. in misura del mio contributo.
Allo stesso modo “ciò che è tuo è mio” significa che non importa in quale status sociale, culturale, etc., mi identifico come individuo, non posso isolarmi dalla società cui appartengo la quale a sua volta, volente o nolente, mi renderà più povero, più ignorante, più violento, più malato, etc.
Un’immagine riflessa sulla neve sciolta può regalarmi dettagli di una metropoli addormentata, oppure condurmi a “riflettere” sui riflessi e ad interrogarmi su quale sia il mio ruolo in una società in cui non mi “rifletto” e sul perchè. Posso ovviamente ignorare l’invito e continuare ad emettere giudizi estetici e morali dall’alto o dal basso del mio pulpito, ma alla fine sarò sempre coautore, un dettaglio in quel riflesso, più o meno nitido, più o meno rilevante, più o meno bello.
Antonella Foderaro