Le parole
Le parole sono infinito che contiene altri infiniti. Io ne sono convinto, le parole non hanno neanche il limite dell’udito, che ha la musica, o della vista, che ha la pittura. Le parole sono gocce di oceano, in cui ti immergi.
Nel quale affoghi o che ti salva. Sono seme e sono fiore, corteccia, linfa e radice, foglia e vento che le muove. Le parole sono vita.
Marco Proietti Mancini
Le parole del passato sono sempre dei momenti da ricordare. Le parole del futuro sono sempre delle promesse da rispettare. Tuttavia, quando i contorni delle parole soffocano il loro contenuto, tutto sbiadisce in farsa. Ci sono parole leggere, fragili, dure, pesanti, grandi, piccole e poi ci sono parole che hanno il sapore dell’immortalità. I racconti sono eserciti di parole che nascondono pensieri, emozioni, proiezioni eppure proprio nel discorrere si nascondono le lacrime ed i turbamenti. Poi c’è la solitudine della parola, quella inascoltata, quella allontanata, emarginata perché scomoda, perché feroce, perché vera. Eppure questi piccoli soldati, le lettere, possono conquistare alte vette, unirsi in guarnigioni, costruire avamposti per difendere il senso profondo delle parole. Le giornate non sono spettatori in fila al botteghino ma luoghi dove le parole s’infrangono, come onde in tempesta vengono respinte per far posto al muro di incomunicabilità tra ciò che si pensa e ciò che si esprime. Così alcune parole vengono esiliate, senza una terra che rispetti il loro valore, la loro autenticità, vengono sottomesse al pensiero conciliante, alla singolare volontà di essere qualcosa che non le rappresenti nel loro intimo. Le parole sono conoscenza, compromesso, libertà ma se utilizzate come un’armata da guerra, le parole diventano uno strumento di distruzione. La parola libra nell’aria come un pennello che colora e contorna le nostre emozioni rafforzando o indebolendo il nostro semplice percepire. Le parole sono il nostro interlocutore, sono il mio essere, il mio colloquiare con il mondo ed il suo “inspiegabile” divenire. Anche quando la parola inganna, manipola, tramuta la verità in menzogna, il mondo mi appartiene, il mio essere si tinge di colori indelebili. Nel caos del sentire, il linguaggio espresso dalla parola può dileguarsi nel silenzio. Il silenzio non è la solitudine, il silenzio della parola è la rinuncia all’ascoltare, è la perdita sofferta del ragionare. Così la parola continua il suo interminabile viaggio, lungo strade impervie, memore del suo potere, forte del suo innegabile dispiacere. Il mondo può ancora accogliere la parola come un erede di conoscenza? La parola sarà sempre il ricordo del tempo, radice di un mistero che indossiamo ogni giorno, giocattolo nascosto di un universo che cerchiamo di esplorare.
Francesco Colia
Le parole sono, malgrado diversità di lingue, di sensibilità, di capacità di ascolto, di interpretazioni (in buona o in malafede)… sono ancora il miglior modo che abbiamo di esprimere chi siamo e di metterci in contatto e in relazione con chi ci ascolta o ci legge o ci pensa. E con chi non lo fa.
Le tue parole Francesco sono belle come te.
“Le mie parole” invece è il titolo di una bellissima canzone scritta da Pacifico e reinterpretata anche da Samuele Bersani… Il cui testo mi permetto di aggiungere solo idealmente (ma che invito ad ascoltare a chi non la conosce) come postfazione al tuo scritto.