Ti affretti a rispondere in quell’universo che regola la sicurezza del guardare. Ma si guarda troppo senza vedere. Ci fermiamo spesso con i buoni propositi sulla riva della paura, in viottoli sotterranei pensando che le montagne nascondano un’impresa irraggiungibile. Tuttavia, gli sforzi non vengono ripagati dal risultato ma dal tentativo. L’aria si fa fitta di sostanze nocive, è il perdersi nelle fessure del quotidiano. Le crepe lasciate dal nostro passaggio sono la testimonianza di un volere. Le tasche sono vuote perché nulla può lasciarci un palcoscenico dove esibire il nostro talento. Sudati come una vernice fresca dobbiamo concedere i nostri doni al pubblico bisbigliante. Si cade spesso nell’oblio dello spazio e del tempo come se respirare fosse sufficiente a vivere. I passi sono incerti, si tende a cadere ai piedi degli ostacoli respinti come fossero dei nemici spietati. Con la borsa in spalla si parte alla conquista di nuove terre, le indie dell’essere. Dove viene piantata la bandiera del coraggio? Dove si annida la speranza di un abbraccio a colori? Ogni giorno è sgranato come una vecchia fotografia, una polaroid impallidita di ricordi. I muscoli fanno leva sulle idee, le uniche fiduciose del nostro avvenire. Perché un pensiero deve essere decorato da parole inutili? Si cerca insistentemente di uscire da quel guscio costruito su misura ma le sue pareti sono impastate di illusioni. C’è sempre un prezzo da pagare alla realtà, un pegno da devolvere alla frontiera dell’esistere. Soffiamo sulle nostre immagini più care come bolle di sapone in viaggio verso il cielo. Senti il cuore battere? Senti quel motore di cui non hai il controllo continuare il suo disegno stabilito? Lub-dub, lub-dub, lub-dub e ti accorgi che sei una macchina efficiente pronta a muoversi. Ma ci si muove con troppa velocità come se il correre fosse una soluzione ai nostri problemi. C’è un odore insopportabile che ti strattona per la maglia, è l’avido succo delle superstizioni emozionali, dove ogni cosa appare come una pallina di natale da appendere all’albero. Spicchi di sole come arance tagliate entrano nella tua casa perché il buio non può risiedere in eterno. Come cavalcare il fiume della serenità se ogni ragione è concessa al mercante dell’insensatezza? Mordi con voracità quel pezzo di felicità perché il dolore è un bene che deve spegnersi nel più breve tempo possibile. C’è un giorno da vivere e seduto sulla sedia leggo le nuvole.
Francesco Colia