La situazione si aggira sempre intorno a confusi materiali, offre con prepotenza ragguagli inconsistenti così il sole pallido del pensare si dilegua in altalenanti marionette di terracotta.
Perché tanta attenzione alla possibilità che si presenta? Bisogna avere sempre fermezza nelle decisioni, sentire che le azioni hanno un senso anche nelle loro pur facili delusioni. Tuttavia, la possibilità, l’unica condizione che ci viene concessa può raccogliere le nostre intime speranze?
Ogni condizione indossa sempre delle soluzioni inaspettate, nascoste nelle tasche, coperte da difficili alternative, composte da facili prospettive. Dunque, le alternative strappano uno spazio piccolo del nostro vedere perché tutto ciò che è presente, è sempre un’opportunità e mai una certezza.
Ogni trascorso corre in nostro soccorso, memoria di una discordia che scivola nella noia così lo stupore della possibilità resta incartata nella paura.
Perché tanta attenzione alla possibilità che si nasconde?
Trascurare ciò che si cela nell’ombra della presenza è una fuga che inonda i nostri occhi con messaggi bianchi e inermi. Le variabili lasciano presagire attese piene di sorprese perché vi è sempre un coniglio che esce dal cilindro. La magia dell’inaspettato danza in superficie come una rete da pesca pronta a catturare tutti i dubbi e le certezze che nuotano nella nostra mente. Senza mezzi termini prendiamo in mano la situazione anche quando non l’accettiamo e ne rifiutiamo tutte le logiche conseguenze.
Siamo certi di avere il polso della situazione? Edifichiamo pensieri su parole di zucchero grezzo, concediamo il corpo come un semplice scudo da combattere e deridere e tutto ciò che resta sono domande soffocate in vecchie fotografie. È il vortice delle condizioni offerte nelle sofferte pieghe della vita dove ogni possibile scelta è una frantumazione del perire e uno schiaffo al sentire.
Possibile che la realtà sia solo un’ovvietà? Così cambiamo, un po’ per necessità, un po’ perché è un’inevitabile conseguenza del nostro esistere e ci muoviamo come una piccola sostanza plasmante. Dunque, la situazione si “s-compone” in infinite direzioni che possiamo intra-vedere, dimenticare, annusare, capire, spingere nel luogo delle sorprese, nella dimensione del presagire ma mai dell’apparire.
Ci sorprende sempre quello che non riusciamo a prevedere, afferrare così le occasioni mai colte, il vento mai stretto, si disperde nel tempo del non-accadere. Possibile che la realtà sia solo una possibilità? Il polso indica solo una presa che abbandona ad ogni modo un’altra situazione ecco perché la rinuncia è un carico che non viene trasportato ma trascurato. I materiali ricevono la loro attenzione mentre la situazione ha preso la sua strada lasciando alle spalle tutte le possibilità concorrenti, le alternative sorprendenti.
Francesco Colia