Cammino lentamente per le strade della mia città, la mia, non quella dove sono nato, non quella dei miei genitori, la mia città, quella che ho scelto con il cuore per una sensazione astratta, irrazionale che al di là del traffico, dello smog, della chiusura tribale delle menti, mi ha fatto sentire al posto giusto, la città dove ho capito chi sono, la città dove ho sentito il pensiero dei filosofi vissuti qui migliaia di anni or sono, fluttuare nell’aria e deridere l’orgoglio sbraitato di chi oggi si vanta di appartenere, per luogo di nascita, alla loro stessa antica civiltà scomparsa. Cammino triste, forse per l’ultima volta, domani si parte.
Di queste strade piango ogni angolo, ogni muro sporco, ogni albero, il fumo nero dell’autobus, il blu del cielo, il suono dei claxon, piango tutto quanto ha contribuito in passato al mio più grande dolore di straniero, solo, intruso non benvenuto, quel dolore che mi ha aperto il varco più caro, come ultima spiaggia, all’esplorazione di me stesso, proprio nel contrasto tra la mia anima libera e il mio corpo assetato di veleno.
Partito, sento la nostalgia per quel posto che avevo fatto mio, quel luogo che dopo anni mi aveva regalato finalmente un senso di appartenenza, di riconoscimento, che sembrava combattere la mia insicurezza, ma poi mi guardo attorno, non dimentico la mia città come non ho dimenticato quella della mia infanzia, curioso, trovo nuovi luoghi, nuove genti che posso capire, che mi fanno sorridere quando non capiscono me, che mi fanno infuriare quando discriminano il “diverso”, non sono più straniero, nessuno mi è forestiero.
Stranieri a se stessi, circondati da forestieri, confusi come chi ha dimenticato, vedono il “diverso” ovunque coloro che si lasciano limitare dal pur legittimo senso di appartenenza al fascino di un luogo, al gergo di un piccolo gruppo.
Io sono a casa qui come altrove, la mia città è una sfera, il mio mondo infinito, il mio popolo milioni di milioni di anime o meglio una sola.
Mario Caramel
CCC
I luoghi e le persone che incontriamo nel nostro viaggio sono come le canzoni, nè belle nè brutte, significative o meno; prendono vita e si colorano come pure emozioni, pezzi di vita o soltanto attimi vissuti che non ritorneranno mai più. Forse per questo, con il senno di poi, le cose cambiano sapore e certi luoghi, più degli altri, avranno sempre un posto speciale nel nostro cuore.
Net23
A quanto pare è proprio vero che bisogna perdersi per potersi ritrovare, in questo caso ovunque e con chiunque.
Che bello poter dire di essere a casa in qualunque posto ci si trovi, è il sogno di chiunque ama viaggiare, e non solo, ma non è affatto facile.
E’ un segno di grande sicurezza e amore per la vita.
Un bel racconto, grazie di cuore.
mario caramel
Grazie cari amici per questo spazio!
Credo che il segreto stia nel combattere il proprio “Io”, quella parte di noi che tende a vedere tutto cio’ che e’ fuori, cio’ che e’ diverso, come una minaccia o un pericolo. A me sembra che le diversita’ siano solo apparenti, solo la facciata e’ diversa, dentro invece, l’anima e’ la stessa. Combattere l’Io e’ un lavoro non da poco, c’e’ da fare pulizia, siamo indottrinati. condizionati e spaventati, ma basta cominciare a pulire un po’ e i risultati arrivano subito, si comincia a sentire come casa un luogo remoto e come fratello un forestiero. Se invece continuiamo solo a vantarci per quello che hanno fatto di buono i nostri avi migliaia di anni fa, presto anche nostro fratello ci sembrera’ uno straniero sul piede di guerra
Net23
Credo che la cosa più difficile sia smettere di avere paura degli altri, e avere il coraggio di accettarli per quello che sono. Personalmente non penso che “tutte le persone siano uguali”, nel senso che proveniamo da esperienze profondamente diverse, con abitudini diverse. Diciamo che la nostra uguaglianza, a parer mio, si ferma ai connotati biologici. Ma è questa la cosa meravigliosa!
Che senso avrebbe anche il solo viaggiare per mezzo mondo e ritrovare sempre tutto uguale, non dover mai “perdere” un pò di tempo nel cercare di capire mentalità e abitudini che non hanno niente a che vedere con noi.
Credo che accettarsi e scordarsi la paura, ma cercare una vera condivisione sia veramente bello.
mario caramel
Hai ragione, non si puo’ dire che siamo tutti uguali, ma come dici anche tu, le differenze stanno nelle esperienze o abitudini diverse e secondo me molto nelle influenze diverse, ma non nella sostanza. E’ bellissimo viaggiare e imparare a capire ed accettare aspetti diversi dell’umanita’, ma viaggiando tutta la vita da nomade, non da turista, l’esperienza piu’ bella e’ stata proprio scoprire le affinita’ dopo aver accettato le diversita’. Per fare un esempio, io di estrazione cattolica, ma contrario ad ogni religione, ho trovato i miei migliori amici tra i musulmani non religiosi, tolta quell’influenza tendenziosa, siamo solo umani tra gli umani.
Le famose e tanto amate tradizioni hanno lo stesso effetto, tendiamo ad amare le nostre e a detestare e giudicare quelle degli altri