Tutti gli esordi nascondono un segreto, un evento di cui non abbiamo memoria o prospettiva. Riponiamo in particolari persone o situazioni una fiducia incontrastata ma questo è un sintomo di debolezza o una visione totalizzante di un progetto? Cosa vuol dire avere fiducia? Cerchiamo di spiegare un atto che non ha concetti o programmi di alcun genere. Non esistono definizioni alla nuda, piccola e misteriosa presenza dell’anima concessa non per un tracollo o incapacità ma per il desiderio di essere parte, di sapere che qualcuno o qualcosa hanno a cuore il nostro esserci. In quel concedere non è racchiuso solo una parte tangibile del nostro vivere ma un vero transfert in cui si afferma, senza parole, gesti o altro, che ciò che si fa ha un’assenza partecipata, la nostra anima. La fiducia non è un semplice donare ma un vero possedere, è una vecchia e grande chiave di ferro da custodire e salvaguardare se si ha timore di perderla. Spesso contrapponiamo alla fiducia il tradimento, la diffidenza, l’inganno ma davvero la fiducia può essere vinta da tali atteggiamenti? Può la fiducia perdersi nell’insicurezza del vivere? Quando qualcuno si offre a noi, anche se lo sottovalutiamo, noi ne siamo responsabili. Tutti i nostri passi, viaggi, incontri hanno dentro il loro presentarsi questa piccola luce nascosta che non è un peso ma un impegno verso coloro che ci apprezzano. Quando trascuriamo questa luce non mettiamo in discussione ciò che abbiamo ma ciò che siamo. Perché accade tutto ciò? Il tempo non solo segna il nostro corpo e la nostra mente ma tramuta ogni essenza presente in una nuova dimensione ed è facile cadere nella trappola della consapevolezza di essere una strana creatura in continuo mutamento. La conservazione non sembra essere una caratteristica della fiducia perché siamo come delle gocce in bilico sulla punta di una foglia, stretti stretti a quell’oasi con il rischio, da un momento all’altro, di cadere nel vuoto di un impatto. Il vero punto di forza della fiducia è la fedeltà. Nessun dubbio o tempesta può scalfire la fede che riponiamo in qualcosa se ci crediamo veramente perché nonostante tutto, la fiducia è una cura che ripaga l’anima. Tuttavia, siamo soliti associare la fiducia ad una persona o un progetto e dimentichiamo in fretta che il primo battito staziona nel nostro essere per il mondo. La fiducia non solo la si toglie ma la si perde e questo accade principalmente con noi stessi. Quando perdiamo la fiducia in noi stessi, la strada per riprenderla appare sempre in salita e questo potrebbe rivelarsi fatale per il nostro essere. Siamo arrivati al nodo cruciale della fiducia, la delusione. Non vogliamo deludere, principalmente noi stessi eppure, dietro alla fiducia si nasconde questa terribile possibilità. Nella delusione non si verifica un tradimento sul cosa è ma sul cosa poteva essere. La delusione non si veste di sogni e aspettative ma di semplici verità, di sconcertanti immediatezze. E’ quel passo indietro che mostriamo nei momenti cruciali dell’esistenza: è paura, è solitudine. Ciò che genera la delusione è la mancanza di fiducia in ciò che siamo e rappresentiamo per gli altri. Dunque, non mi deludere è fedeltà verso l’assoluto senso di appartenenza, è eternità. Tutti gli esordi nascondono un segreto e non lasciamolo nelle fredde stanze del non-essere.
Francesco Colia
Bellissima riflessione, l’errore più comune che si commette quando si parla di fiducia, è quella di riporre qualcosa negli altri che non sappiamo riporre in noi. La fede è qualcosa di inarrestabile, qualcosa che rende vivo ma soprattutto rende possibile anche l’impossibile. Ma questo tipo di fedeltà che “funziona” è quella che noi sappiamo prima porre in noi e poi negli altri. L’aspettativa porta troppo spesso a delusione, e quando c’è di mezzo un argomento come la fiducia è facile che le emozioni prendano il totale controllo della ragione. E cosi l’opzione “mi fido” sovrasta l’opzione “mi fido ma con riserva”…. ma… alla fine.. come ci si può fidare con riserva? la fiducia è una cosa che o c’è o non c’è, non esistono vie di mezzo o scorciatoie.. c’è solo da ricordare, che quando ci si fida, si deveno saper accettare le rare vittorie e le molteplici delusioni…
Le scienze psicologiche, in fondo, dicono tutte la stessa cosa. Le terapie analitiche risalenti a Freud e Jung sostengono che ciò che ci accade deriva dal nostro inconscio; riconoscendo le nostre pulsioni inconsce negative, possiamo trasformarle, per stare meglio. Allo stesso tempo, cambieranno anche quei fatti negativi che il nostro inconscio attraeva a sé. Anche le scienze comportamentali in ultima analisi dicono la stessa cosa. L’analisi transazionale di Berne, parte dall’assunto che ciascuno di noi giochi ad un ruolo determinato, nella vita; in definitiva, riconoscendo il nostro ruolo, possiamo cambiare i giochi che non ci piacciono. Non dissimili sono le correnti cognitivistiche, secondo cui ciò che ci accade deriva dal nostro modo di pensare; cambiando i nostri pensieri possiamo cambiare la realtà attorno a noi.