Pablo Picasso
La ricerca del mondo perfetto e, di riflesso, quella dell’uomo perfetto è un anelito di fondamentale importanza nella storia e nell’evoluzione dell’umanità. L’uomo, unica specie terrestre dotata della capacità di astrarre ed elaborare concetti complessi, manca però ancora di quella perfezione nel modus vivendi che forse ci si aspetterebbe di trovare in un essere tanto evoluto.
Molte scuole di pensiero, in tutti i campi dello scibile umano, hanno cercato di dare una soluzione a questo che forse è il più grande problema dell’esistenza. Guerre, inimicizie, dittature, conflitti di carattere religioso, odi razziali, insomma un insieme di sofferenze sociali che non si riesce in alcun modo a sradicare dalle società umane. L’evoluzione umana ha fatto enormi progressi nel corso di millenni dalla sua prima apparizione sulla terra a oggi, eppure sembra che da un punto di vista meramente sociale, l’umanità sia rimasta indietro di millenni.
Si ha l’impressione che di fronte alla tecnologia sempre più avanzata da lui stesso immaginata e creata, l’uomo sia del tutto sprovveduto e ancorato a concetti primitivi che ne fanno un essere pieno di angosce e paure che portano come logica conseguenza al pregiudizio e all’intolleranza.
Analizzando alcune delle cause prime che portano l’uomo a essere un essere imperfetto, troviamo la sfera emozionale. Le emozioni, considerate da sempre positive per lo sviluppo della mente umana, possono però portare facilmente a una visione distorta della realtà, qualora tali emozioni non si riesca a indirizzare positivamente. Che cosa voglio affermare con questo? Ad esempio, l’amore, da filosofi, poeti, scrittori e popoli di tutti i tempi celebrato come il momento più alto dello stato emozionale, ebbene, l’amore se vissuto in modo esclusivo e diretto verso obiettivi specifici quali possono essere l’amore per il proprio fidanzato, l’amore per la patria, l’amore per una squadra, un cantante ecc. porta inevitabilmente allo scontro, sia esso fisico o verbale. L’amore esclusivo non è altri che l’altra faccia dell’odio, giacché per amore di quella cosa si tende inevitabilmente a tenere lontano con tutti i mezzi ciò che, secondo noi, potrebbe minacciarlo. Questo tipo di amore è un esempio di emozione “negativa”, che mina nel profondo la perfettibilità dell’uomo.
L’amore vissuto in questo modo non è che una manifestazione di possesso che non può portare armonia nella sfera sociale di colui che lo vive. Amo la mia fidanzata, amo mia moglie, mio marito, ma allo stesso tempo amo chi ama ciò che io amo, questo è un tipo di amore che produce un’emozione “positiva”. Amo la mia patria perché mi sento in forte simbiosi con essa, amo tutte le altre nazioni senza distinzioni perché mi rendo conto che coloro che le popolano amano la loro terra natia allo stesso modo di come io amo la mia; questa è una emozione “positiva” che conduce alla perfezione sociale. O ancora, amo le mie tradizioni, la mia cultura, perché con esse sono nato e cresciuto, ma amo con lo stesso trasporto e la stessa intensità culture e tradizioni di popoli diversi da me perché so, in quanto amante, quali medesimi sentimenti alberghino nell’animo di genti lontane ma a me vicine poiché condividiamo le stesse emozioni. L’uomo perfetto è chi ama il mondo, la realtà tutta che lo circonda, emozionandosi non per una specifica cosa, ma per il fatto stesso di esistere e di non essere solo.
Veniamo a considerare ora un altro punto spinoso dell’imperfezione umana, ossia la presunzione dell’uomo di saper distinguere tra ciò che è bene e ciò che è male, tra moralità e amoralità, tra virtù e vizio. Ebbene, in perfetta sintonia con la forte critica che Nietzsche per tramite del grande visionario Zarathustra porta avanti contro i virtuosi, i saggi e i buoni che abitano il mondo, affermo che saggi, giusti, buoni e virtuosi altri non sono che macchine di odio che minano nel profondo le basi della convivenza civile e che rendono l’uomo imperfetto.
Colui che giudica, la figura del giusto, è colui che in base alle proprie tradizioni, alla propria cultura e soprattutto al proprio interesse (nessun uomo agisce in un certo modo senza interesse personale, possa esso essere anche solo inconscio) emette un giudizio determinando un cambiamento nel fluire delle cose, ma senza alcun valore morale per la società in quanto avrà affermato solamente la sua volontà ritenendo giusto ciò che per lui è giusto, ma che non lo è certamente nel disegno cosmico dell’esistenza. Ti condanno perché hai rapinato una banca, ma nel condannarti condanno in realtà un’intera società e me stesso che per metodi educativi, cultura ed egoismo ti hanno portato a commettere questo reato. Condannando te, libero la mia coscienza da ciò che anch’io avrei fatto nel trovarmi nelle tue medesime condizioni e inoltre spingo la società che mi circonda e che da me prende esempio, ad odiare prima di tutti il rapinatore ma in secondo luogo tutto ciò che io un domani potrei giudicare reato (l’immigrazione, il drogato che altri non è che un malato ecc). Sono io stesso giudicante a dover essere giudicato.
Il buono e il virtuoso non hanno una diversa valenza da quella del giusto che abbiamo brevemente analizzato. Sono buono e virtuoso perché i mezzi attuali mi permettono di essere tale, perché l’ambiente in cui sono vissuto mi ha condotto a comportarmi in un certo modo, e la massa ritiene che io sia buono e virtuoso perché non mino le basi della sua tranquillità e sicurezza. Soprattutto sono buono perché, così come per il giusto, tutto ciò che io faccio lo faccio in realtà nel mio interesse, che mi porta a preferire l’essere mansueto all’essere cattivo e violento, giacché il mio mondo, nel quale sono nato e vissuto mi ha permesso di essere tale, non perché io lo sia veramente. Il mio essere buono genera odio in modo diverso da colui che giudica, ma comunque produce odio, in quanto chi prende da me esempio odierà il cattivo ritenendo immutabile la sua condizione e marchiandolo a fuoco, ritenendosi lui stesso un buono pur mentre sta’ odiando il “cattivo “ (due esempi immediati: il cristiano che odia il musulmano e viceversa; il palestinese che odia l’ebreo e viceversa).
Quindi, concludendo questa breve, troppo breve digressione, il nocciolo del problema è che l’uomo in quanto prodotto della natura, non ha qualità specifiche e durature in ambito emozionale e comportamentale, ma essendo inserito in un determinato contesto, si comporta di conseguenza, in modo del tutto meccanico e inconsapevole, sebbene egli pensi l’esatto contrario.
Allora come creare l’uomo perfetto? Con dei cambiamenti radicali e importanti sui metodi educativi prescolari e scolastici, che possano portare l’essere umano a contemplare la realtà che lo circonda con gli occhi, la grandezza di pensiero e l’elasticità del bambino e non certo dell’adulto stantio e monocorde che, quale uomo imperfetto, abita in questo momento il nostro pianeta. Questo, così come l’intero discorso affrontato, è un tema profondo che va affrontato con grande attenzione e in spazi certamente più ampi.
Francesco Marazia
L’uomo è un essere imperfetto e mai potrà essere diverso, perchè l’imperfezione è insita nella sua stessa natura, un po’ come lo scorpione della fiaba. L’educazione puo essere utile, insegnando ad accettare e amare l’altro con i suoi difetti, senza condizionamenti e con la consapevolezza che in fondo non sono altro che il riflesso dei nostri. Confrontare mi sta bene, ma giudicare, al pari dell’indifferenza, credo sia la peggior piaga dell’umanità e il mondo zoppicante in cui si vive è solo la naturale conseguenza.
Uno scritto chiaro e aperto, che riporta alla luce delle verità sacrosante, forse troppo ignorate.
Non credo che esistano ricette certe per educare l’uomo non ad essere perfetto, il che sarebbe impossibile, bensì a cercare di andare oltra la propria imperfezione. L’educazione però è importante. Penso che bisognerebbe educarci tutti alle emozioni positive, ad un’etica degli affetti, ai legami veri, al senso delle relazioni, al riconoscimento dell’altro, alla reciprocità nei rapporti…in una parola, all’amore.
Uno scritto interessante che da spunti di riflessione.
Caro Francesco abbiamo già affrontato questo argomento e sai come la penso…apprezzabili gli spunti di riflessione! 🙂