Le persone che amano la lettura costruiscono ed aggiornano continuamente, dentro di sé, lunghi o brevi percorsi e sempre nuovi viaggi.
Ogni cammino personale nasce dapprima inconsapevole, attraverso l’ascolto: le favole della nonna, le storie della buona notte o i racconti di vita vissuta; prosegue poi attraverso le letture scolastiche compitate e i primi libri “veri”, letti proprio da noi: con l’odore di stampa, la grana della carta, il fruscìo delle pagine e i colori delle illustrazioni. E’ solo con l’adolescenza però che si fa strada la consapevolezza, con la sensazione che nella nostra vita coesistano due storie parallele: quella degli avvenimenti, delle situazioni e delle persone, e quell’altradell’incontro con i libri…
Nei nostri ricordi affiorano alcune fasi, disposte a grandi linee nel tempo, che corrispondono alla scoperta di autori, generi o aree culturali. La lettura ha sempre un peso determinante nella nostra formazione umana, sia come spinta a conoscere, sia come aiuto nei momenti di ricerca.
Nel corso della nostra vita, come durante un viaggio, certamente cambiano anche le modalità, il tempo e il grado di attenzione, che si modellano sui ritmi di alternanza tra attività e riposo, ma anche sulle spinte momentanee, sull’instaurarsi di sempre mutevoli equilibri psicologici.
Ci sono periodi in cui la lettura s’insinua avidamente in ogni spiraglio lasciato libero dal lavoro, dallo studio, dalla vita personale e sociale; passano poi giorni, settimane o mesi in cui ci sembra invece impossibile ritagliare un pur piccolo spazio all’interno di un denso calendario di impegni.
Ma le vacanze!… Ecco dove le coordinate dello spazio e del tempo di lettura s’intersecano idealmente alla perfezione: libera finalmente da legami e costrizioni, la “beata solitudo, sola beatitudo” petrarchesca ha per compagna la possibilità di cercare nuove idee, aprire nuove prospettive, trasformare ogni momento in un’occasione per viaggiare con la mente.
Se viaggiare è possibile/impossibile, comunque è necessario
Ormai il turismo ha reso il viaggiare e il soggiornare in luoghi diversi da quello abituale una realtà sempre più comoda e diffusa; parallelamente la letteratura si è sempre più orientata ad indagare i meccanismi interiori e le motivazioni più recondite dei suoi personaggi, piuttosto che a descriverne le azioni e i comportamenti: il vero viaggio è dunque quello che si svolge nella profondità della nostra coscienza, ed i viaggi “esterni” sono più il riflesso e l’immagine simbolica dei percorsi di ricerca interiore, piuttosto che lo spunto d’avvio; anche là dove il tema del viaggio sembra essere al centro della narrazione, in realtà esso è niente di più che un pretesto per parlare d’altro, cioè di noi stessi.
Persino i pigri e i sedentari, che hanno poca dimestichezza con i luoghi esotici e le esplorazioni avventurose, riproducono nell’andirivieni del loro spazio ristretto il lungo e tortuoso errabondare delle proprie storie interiori: viaggiatori di città, camminando per strade tumultuose o muovendosi in spazi abitativi ristretti, stabiliscono singolari relazioni tra lo spazio urbano e la propria intimità.
Ecco perché nella letteratura si riaffaccia periodicamente il mito del viaggio (spesso solo vagheggiato e mai realizzato) come evasione e fuga dalla banalità del quotidiano. In effetti, si può viaggiare anche virtualmente, comodamente seduti in poltrona, davanti alla TV che ci sommerge di programmi dedicati al viaggiare, instillandoci anche emozioni, riflessioni e sentimenti preconfezionati.
Ma “Chi sarebbe così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?” ci costringe a chiederci Marguerite Yourcenar.
Facciamo dunque esperienza diretta, mettiamoci in gioco, viaggiamo fuori e dentro di noi, leggiamo.
Leggiamo Woolf, Proust, Joice, Kafka, Céline, i cento grandi inventori del romanzo del Novecento ma anche Freud e Einstein; rileggiamo Svevo, Pirandello, D’Annunzio, Moravia, Buzzati; recuperiamo Kerouak, Hemingway, Chatwin e Sepulveda, ma anche Levi Strauss; non perdiamo nemmeno una sillaba della sterminata produzione di Calvino, troveremo sempre qualcosa di nuovo; colleghiamo idealmente Pessoa a Tabucchi; non trascuriamo Levi, Pavese, Sciascia, Silone e tanti altri; immergiamoci nella galassia femminile con Ginzburg, Morante, Ortese, Romano, Banti, Maraini e altre ancora; scopriamo senza pregiudizi i “giovani” De Luca, Celati, Cerami, Ballestra, Tondelli, Ammaniti; apriamo gli occhi su altri mondi insieme a Garcia Marques, Borges, Allende, Kureishi, Gordimer, Saramago e una folla di scrittori del “terzo mondo”: ad ogni nome corrisponde una ricerca in libreria o in biblioteca, la scoperta di un universo, l’emozione di non sentirsi soli nel viaggio della vita.
Laura Savazzi
Leggere è un dialogo con noi stessi, è un viaggio nel tempo e nello spazio. Tutti noi siamo un po’ Ulisse, propensi alla ricerca della conoscenza, desiderosi di costruirci la nostra Odiseea. Non è fondamentale il genere che leggiamo, ma è vitale lo spirito e la capacità di calarsi negli eventi. La felicità di leggere deve nascere dentro ognuno di noi, partendo da motivazioni e convinzioni personali e non può essere insegnata o imposta, al massimo condivisa. Complimenti!
“Non viaggio senza libri né in pace né in guerra (…) E’ il miglior viatico che abbia trovato per questo viaggio umano.”
Michel de Montaigne
Leggiamo Laura e…sogniamo!!! Brava! 🙂
Leggere è vita. Ho un bimbo piccolo al quale leggo una o più storie ogni sera. Un piccolo semino che spero germogli al meglio.