Ho perso la vitalità che non concede la mia fugace età. Un’eclissi ha oscurato la terra fertile di una moneta sepolta e mai accolta. Tutto è percezione e questo si traduce non in un’azione ma soltanto in una soluzione. Come si può essere sostanza se tutto non sosta nella stanza ma fugge con arroganza? Le prime scelte sono volti da ricordare, sono occhi da salvaguardare ma si cede alle lusinghe del confine, linee segnate per difendere le insicure caricature del vivere. Il clamore di un’attenzione si scioglie nel grigio tepore del rancore, gabbie costruite per restare isolati dalle voci e dalle facili opposizioni. La cura dell’illusione e della dissimulazione è una narrazione che non lascia dubbi all’intenzione perché tutto deve avere un ritorno, una contaminazione. Come si può essere tempo se tutto geme nel destino del gene dove ogni bene è disperso nel silenzio dell’accadere. Sono passato e presente sopra molte cose e futuro sotto poche cose, pietra schiacciata su inganni e guadagni, sasso trasportato dalla corrente della vita e nascosto nel fango di una ferita. Il corpo lentamente si sgretola e scricchiola come una vecchia porta, cigolii di cerniere arrugginite che cercano disperatamente di adempiere al loro compito ripetuto ed ormai perduto. Come si può essere pensiero se l’unico linguaggio è una barca in demolizione, salpata per un lungo viaggio ed ormeggiata per un breve arrembaggio. Il sole del mattino esplode lungo le lande del camminare mentre spigoli di luce tessono la rete del vedere, sono corpuscoli di ribellione che lottano continuamente per affermare il desiderio di esistere e resistere. Avanza inesorabilmente il niente che non è una corona da cingere ma un compagno taciturno disteso sul letto, con luci soffuse e sbalzi di umore per attenuare il dolore di un buio opaco ed insapore. Come si può essere parola se tutto è confuso e risoluto verso schermi e scherni senza schemi da decifrare, senza temi da affrontare. Così come un asteroide alla deriva nello spazio, lentamente si avvicina la meta, cometa di un mondo orfano di un fondo dove sedersi e sorridere al destino beffardo e mai in ritardo.
Francesco Colia
Giancarlo
La poesia salva anche dal pessimismo… Sostanza in sosta.