Nel mezzo c’è tutto il resto
E tutto il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno è
Silenziosamente costruire
E costruire è sapere
È potere rinunciare alla perfezione
Niccolo’ Fabi
Spesso confondiamo la realtà con l’interiorità, ciò che è con ciò che non è e questo provoca in noi imbarazzo e distrazione. I nostri movimenti sono rivolti al gradimento, forma di benevolenza di un mondo propenso all’apparenza. Forgiamo parole ed azioni per rendere simile il dissimile, la nostra diversità ci spaventa perché essere autentici è arduo e difficoltoso. Qualche volta persistiamo con l’uniformarci al pensiero acclamato così tutto si esaurisce in un concerto stonato. Ogni volta speriamo in un camuffamento della fragilità come segno di incapacità così disorientati e feriti ci rifugiamo dietro le maschere dell’inganno. È il tempo delle scelte, quelle che segnano il confine tra l’essere la migliore versione di noi stessi o la versione confezionata del non essere. Tutto il nostro sapere si esprime in modi differenti così si può essere parte di un progetto condiviso dove l’unità di intenti raggiunge le vette più splendenti oppure seguire il proprio egoismo o le proprie debolezze ed essere sempre insistentemente divisivi, mai parte di qualcosa di brillante ma solo un piccolo bagaglio in disparte. Spesso si intraprende la strada più facile, realizzata con soluzioni convenienti, decorata di risposte tolleranti ma tutto è distante se lo sguardo è lontano dalla fiducia e dal desiderio di raccogliersi. Tuttavia, restiamo mimetizzati dentro le parole non vere, dietro muri illusori che separano la verità dalla falsità.
E gli altri si perdono come niente
E poi si ritrovano in un’altra città
Sembra un’eternità, sembra una vita fa
E tu come stai? Che cosa fai?
Io coi piedi nel mare e soltanto a pensare che sembriamo
Tutti falliti, tutti falliti
Calcutta
La nostra isola non si trova in un atollo dimenticato dove attendere naufraghi s-perduti, la disperazione è un fuggitivo in cerca di tesori. Siamo insistentemente divisivi, organismi in cerca di controllo, votati all’ottenimento dell’utile e del vantaggioso. Salpare dalle terre ostili in cerca di nuovi orizzonti così da tagliare i lacci del dissapore, scorie disperse nella mente e nell’impenetrabile silenzio del pensare. Ogni tentativo di ricordare lascia un post-it sul tempo e non facciamo superstiti perché siamo insistentemente divisivi. Spesso confondiamo l’unità con la precarietà, ciò che lega con ciò che slega e questo provoca in noi un senso di turbamento. Prosegue il viaggio, uniti ma non falliti in cerca di un approdo riconciliante, un riparo distante dal tremore della vita, il luogo dell’abbandono come forma di dono per rinunciare alla separazione, alla preoccupazione perché in fondo l’essere è una stella cucita sul tappeto del credere.
Francesco Colia