Marìa Lugones è una filosofa di origine argentina poco conosciuta e discussa in Italia.
Recentemente ho letto con grande piacere un articolo scritto da Brunella Casalini dedicato al suo pensiero: “Oppressione, resistenza ed emancipazione in Maria Lugones“.
L’articolo che è accessibile senza bisogno di pagamento alcuno è scritto in maniera fruibile anche da un pubblico non strettamente accademico, il che ritengo sia il miglior modo di celebrare una filosofa così attenta alla comunicazione da rivoluzionarne i parametri.
Il testo è ricco di note e presenta una bibliografia che può essere acquisita in caso di interesse per le tematiche affrontate nell’articolo. Personalmente ho trovato particolarmente fecondi i concetti di “limen”, della “comunicazione complessa” e della “coalizione profonda”, ma l’articolo va letto nella sua interezza e sicuramente invoglierà il lettore sensibile agli argomenti discussi ad approfondire il pensiero di Lugones attingendo direttamente ai suoi scritti.
In questo post che vuole essere un invito alla lettura diverso in quanto non indirizzato alla narrativa piuttosto alla filosofia vorrei soffermarmi sul perchè i concetti sopra indicati sono importanti per me, nella speranza che lo siano o lo diventino anche per il lettore.
Il “limen”, che si può tradurre abbastanza fedelmente con il concetto di “confine” è il luogo per eccellenza in cui individui appartenenti a luoghi o realtà diverse hanno l’opportunità di incontrarsi senza oltrepassare nel “territorio” dell’altro. Nella mia immaginazione è il luogo del rispetto, nel quale mi fermo, osservo, mi pongo domande e le pongo in attesa che l’altro risponda. Il confine è tuttavia spesso il luogo dove il disprezzo si materializza, chi vive al confine non è riconosciuto come un membro della comunità, viene “e-marginato” e barriere fisiche e mentali lo riducono a nemico o peggio ancora a non-umano.
A questo luogo che è il confine secondo Lugones appartengono tutti coloro che fanno o hanno fatto esperienza di oppressione. Ovviamente questi individui sono tutti diversi tra loro ed il fatto di appartenere alla “categoria” degli oppressi non li omologa nè automaticamente li rende solidali ed in grado di reagire insieme contro l’oppressione.
Perchè “coalizioni profonde” possano diventare realtà è necessario che chi vive nel “limen”/confine sia disposto ad accogliere e comprendere l’altro, cambiare in prima persona e farsi cambiare dall’altro. Ma come comunicare con chi è così diverso da me? Ecco che qui viene in aiuto il concetto di “comunicazione complessa” in cui invece di comunicare facendo uso dei metodi tradizionali che fallirebbero (chi mi capirebbe se usassi il linguaggio nel confine dove ciascuno ha la sua lingua, i suoi costumi, etc?) uso mezzi come le emozioni, le immagini, i gesti, che mi aiutano a diminuire l’opacità della comunicazione, pur consapevole che l’altro non mi sarà mai accessibile interamente, così come io non lo sarò per lui.
Rimanere opachi alla comprensione dell’altro non significa non comunicare, ma comunicare mantenendo la debita distanza, il rispetto per il mistero che l’altro rappresenta e che non è mai categorizzabile e interamente dicibile. Il confine diventa così il luogo delle opportunità, dove il cambiamento può avvenire sia a livello individuale che sociale perchè il nuovo fiorisce e si materializza solo quando lo si costruisce insieme e non è un modello imposto nel quale solo una maggioranza si riconosce.
Antonella Foderaro
Bibliografia
Casalini, B. (2022). Oppressione, resistenza ed emancipazione in María Lugones. Scienza & Politica. Per Una Storia Delle Dottrine, 34(67), 75–90. https://doi.org/10.6092/issn.1825-9618/16378
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