Tenta di riparare ciò che è destinato ad andare. Correzioni, complicazioni e tutto si trasforma in aberrazioni. Qualcosa si è rotto, il passo non è più deciso, ora impreciso e deriso si trascina in traguardi simulati senza trovare un viso. Non tutto può essere rimesso a nuovo, ci sono danni irreversibili, visibili, risibili ma quando la forma muta, quando l’acredine prevale sulle intenzioni, sulle azioni non c’è soluzione che può portare ammirazione. Così la terra diventa artificiale, l’aria irrespirabile, è la caduta del senso e del consenso dove ogni occasione è solo un’illusione. Le rotture sono un’alterità, mondi sconosciuti, spazi involuti ma la tempesta è il preludio alla luce, giorni senza pace, silenziosi come le strade nelle ore piccole della notte. Tenta di riparare ciò che è destinato a cambiare. Errori, orrori e tutto si plasma in odori. Non tutto può ritornare, c’è un tempo per ogni emozione, fragile tentazione di una nuvola in fibrillazione. Così la terra diventa un dilemma, le immagini indifferenti, è la resa del volere e del potere dove ogni precauzione è solo una frustrazione. Le rotture sono un’opportunità, fratture travestite di possibilità ma il sereno è l’inizio di un cammino, giorni senza sapere se le scelte sono vere. Così la terra diventa una foglia, soffiata dal vento, catturata e priva di gioia ma tutto è una partenza, ripartenza, destinazioni sconosciute, luoghi poco voluti. Sì è disuniti in ogni tentativo, la forza si cela nel rappresentativo e così si grida come fosse risolutivo ma le ragioni brillano di contraddizioni e si resta in balìa di inutili affermazioni. Dove si trova l’integrità di restare nelle avversità? Tenta di riparare ciò che è destinato ad andare. Sognare, respirare, provare e tutto sembra cambiare…
Francesco Colia