Questa riflessione nasce dall’osservazione di fatti quotidiani, dalla condivisione di una realtà in crisi e proiettata verso un cambiamento. Nasce dall’esigenza di individuare i punti cardinali necessari a navigare in qualità di cittadini, ma prima di tutto di esseri umani e non soltanto di consumatori.
Il primo articolo della Costituzione sancisce che “L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Scopo del lavoro è fornire sostegno alle necessità materiali umane, creare presupposti per l’inserimento degli individui in una rete di relazioni che possa consentire all’uomo/donna una soddisfacente realizzazione di sé, secondo le proprie aspettative, attitudini, inclinazioni, potenzialità, anche nel rispetto dei possibili impedimenti fisici o mentali di carattere transitorio e non . Scopo del lavoro è di fornire sostegno alla famiglia, essenziale nucleo sociale di base.
A tutela della libertà e della dignità dei lavoratori è stata redatta la Legge n. 300 / 20 Maggio 1970, meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori. Dal 1948 al 1970, dalla proclamazione dei principi fondanti di un sistema Paese alla redazione e successiva applicazione degli articoli dello Statuto, si riscontra una certa linearità, una certa coerenza che, dopo appena qualche decennio inizia a vacillare, a causa dei colpi assestati in barba all’art. 4 della stessa Costituzione per la quale alcuni individui hanno dato la vita, versando il proprio sangue per una causa comune, che recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’ attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Quali sono in concreto, allo stato attuale, le iniziative volte a promuovere le condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro? Siamo in grado di identificare esattamente gli impedimenti che intralciano il cammino in questa direzione?
Riceviamo in eredità una delle più belle Carte Costituzionali del mondo ma non riusciamo a sorridere. Potremmo essere un faro anche per altre nazioni ma la sensazione , sempre più diffusa e condivisa, è che la nostra storia non si sia realizzata in pieno, così come l’avevano sognata i nostri nonni; l’impressione è che qualcosa sia rimasto incompiuto:
“…allora non è sufficiente che le regole restino scritte nella nostra Costituzione per contenere l’abuso, occorre pretenderne il rispetto, occorre applicarle.” [ 1 ]
Le regole della Costituzione servono a contrastare l’illegalità, a contenere il potere e l’abuso. Le regole della Costituzione servono a tutelare il diritto alla vita.
“Un’etica del rispetto per la vita ruota intorno a tre dimensioni fondamentali: la rinuncia alla forza, l’autolimitazione e la responsabilità” [ 2 ]
Con uno sguardo rivolto alle prime pagine dei quotidiani mi chiedo: esiste un limite alla realizzazione di determinati piani economici?
Fermo restando che ogni impresa ha la libertà di realizzare i propri scopi, nei limiti del lecito, in ogni territorio, dobbiamo prendere atto sempre più spesso delle nefaste conseguenze derivanti da determinate scelte manageriali che si concretizzano attraverso alcuni piani industriali presentati alla comunità finanziaria e ai sindacati. Ogni impresa persegue il fine di generare profitto ed opera costantemente per tenere sotto controllo i costi. Ad esempio il costo del personale.
Secondo la logica del profitto se la produzione impegna meno risorse finanziarie in altri luoghi, semplicemente si smantella il sito e si delocalizza. Cosa rimane dopo? In qualche caso instabilità sociale, aumento dei costi per gli ammortizzatori sociali, molto spesso impatto ambientale sul territorio, impatto sul futuro dei cittadini nati e nascituri.
Cosa si richiede di costruire, a determinate imprese operanti non solo sul nostro territorio, per offrire altre possibilità agli ex lavoratori appartenenti a tutte le fasce di età?
Esistono incentivi statali o fondi alimentati dai proventi delle attività delle stesse imprese, che garantiscono un’adeguata formazione professionale per il reintegro in tempi ragionevoli nel mondo del lavoro? Esiste questo argomento come punto all’ordine del giorno nell’agenda dei sindacati, delle regioni, dei comuni, del Parlamento? Esiste la forza di portare a compiuta realizzazione questo tipo di progetto? Quali sono, in concreto, le tutele per il lavoratore nel passaggio da un settore professionale in crisi ad uno in crescita?
Assoggettati alla logica del denaro come fine e non come strumento, schiavi del consumismo, in qualche caso si resta impotenti a guardare un mostro fagocitante che, ad ogni passo, lascia il vuoto dietro di sé. Un baratro dentro il quale crollano sogni, progetti, a volte sacrifici dei lavoratori.
Cosa si chiede di realizzare ad alcune imprese, contemporaneamente al piano industriale principale, per non creare impatti negativi con ripercussioni a carico della comunità?
Quali sono gli ostacoli che devono essere rimossi affinchè si possa realizzare ciò che, in teoria, è già stato identificato con precisione, vale a dire, in primo luogo l’ introduzione del principio di responsabilità nella gestione dell’impresa, intesa non soltanto come soggetto economico e/o fiscale, ma anche come soggetto in evoluzione con connotati di carettere etico, per l’oggettiva capacità di generare l’evoluzione e/o l’involuzione di una parte del sistema Paese, per l’oggettiva capacità di trasformare il suo territorio, di tutelare o intaccare la sua integrità ambientale dalla quale dipende lo stato di salute degli animali che entrano a far parte della catena alimentare, dalla quale dipende anche lo stato di salute dei cittadini e l’ammontare delle spese per la sanità dello Stato. Quali sono gli organismi di controllo o le Istituzioni (sia nazionali, sia sovranazionali) nei confronti dei quali determinate imprese dovrebbero essere chiamate a rendere conto del proprio operato o addirittura dei loro progetti d’insediamento?
Art. 41 della Costituzione: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”.
Se il Parlamento è la sede preposta per legiferare, dobbiamo assumerci la responsabilità di controllare costantemente l’operato dei parlamentari. E’ necessario che ogni individuo partecipi maggiormente alla vita pubblica e cominciare a pretendere il rispetto di determinati principi che lo tutelano non solo come cittadino. La legge che non scegliamo oggi, infatti, sarà la legge che ci verrà imposta domani.
“Una società e una politica non possono darsi elevati ideali biofili, quando la base non è convinta, nella maggioranza, della bontà della causa imposta a tutti, per legge. Questa purtroppo deve allora ripiegare, allontanarsi dall’ideale etico, accusare la sconfitta, per l’ottusità o l’indisponibilità della popolazione presa nel suo insieme. Ogni società si attesta su livelli più o meno ottimali, diversificati anche nel rispetto per la vita. La società ha quindi un continuo bisogno della linfa vitale pedagogica, soprattutto in ambiente democratico, altrimenti, s’impoverisce e degrada.
Il compito educativo è coestensivo a tutto l’arco vitale, dal concepimento alla morte. Ogni età ha responsabilità tipiche e proporzionate nella crescita biofila”. [ 3 ]
Alla luce del contributo appena citato del pensiero pedagogico del Prof. Pietro Roveda, quale sarà la nostra scelta come singoli individui e, collettivamente, come cittadini?
[ 1 ] Massimo Ottolenghi , Ribellarsi è giusto , ed. Chiarelettere
[ 2 ] Prof. Pietro Roveda
[ 3 ] Prof. Pietro Roveda
Antonella Sorvillo
Complimenti, non fa una grinza! 🙂
E di scegliere si tratta, come ben dici in modo chiaro e puntuale. Speriamo di essere in grado, nel nostro piccolo, di saper scegliere e di illuminare le scelte che saranno eredità delle prossime generazioni, anche se, al momento attuale tutto sembra tranne di vivere in un paese democratico…
Grazie Antonella/Alessandra e benvenuta ^_^