
Edvard Munch, Verso la foresta II, 1915, litografia. Museo Munch, Oslo.
Paura. Una parola di cui conosciamo il significato fin da piccoli e che come il termine “fame”, ci è noto prima per esperienza e poi per definizione. Ma non finisce qui, crescendo impariamo che questo termine somiglia un po’ ad un albero, nel senso che sembra una cosa naturale e semplice, ma a volerlo analizzare si rivela complesso ed a volte frutto di innesti. Inoltre, come ci sono molti tipi di alberi, così ci sono tanti tipi di paure.
Sappiamo bene che la paura è un sentimento, è che come tale, ha un potere immenso, capace di influenzare anche gli intelletti più sottili. Tutti abbiamo avuto paura di qualcosa/qualcuno e seppure alcune delle paure che agitavano i nostri piccoli cuori adesso ci fanno sorridere, è altrettanto vero che altre le hanno sostituite ed alcune di esse sono destinate a rimanerci accanto fino all’ultimo respiro.
Dal momento che impariamo la paura di cadere, solo dopo essere caduti ed aver provato dolore, siamo propensi a pensare che così accada per tutte le altre. In verità, molte paure le conosciamo solo attraverso le esperienze degli altri. Esempio: nostra sorella è stata “punta” da una medusa a mare, dai suoi pianti e dalle reazioni dei nostri genitori, abbiamo registrato una situazione di sofferenza e di pericolo, quindi sappiamo, anche se non per esperienza personale, che dobbiamo aver paura delle meduse. Così accade facilmente che se un nostro parente stretto ha paura dei cani, per “riflesso” ne abbiamo paura anche noi.
Questi “innesti” sono eredità che condizionano le nostre scelte. Dobbiamo preservarli e tramandarli perchè garantiscono la soppravvivenza nostra e di chi amiamo, oppure si tratta di una zavorra dalla quale dovremmo liberarci per tenerci strette solo quelle paure che veramente ci appartengono e con le quali scegliamo di convivere, attraversandole volta dopo volta?
La paura è una “piccola morte” oppure una “piccola salvezza”?
“Non devo aver paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. È quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Soltanto io ci sarò.” Dune – Frank Herbert
Dal momento che si tratta di un fenomeno ed un problema complesso, è chiaro che non esiste una soluzione/risposta semplice. A volte una “piccola morte”, come la chiama F. Herbert, potrebbe essere l’unica strada per la sopravvivenza, altre invece, solo rinunciando alla nostra personale “piccola salvezza”, potremo essere artefici di un cambiamento vitale.
Antonella Foderaro
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