E’ quasi Natale, i piccoli mandarini selvatici che costeggiano il viale si riempiono di luci e nel centro della piazza l’abete, come ogni anno, tutto pieno di nastrini, li sovrasta imponente.
Numerosi quest’anno, più dell’anno scorso, i menestrelli de rua che con sax e cornamuse, intonano in cambio di una moneta, antichi inni e ballate etniche per dimenticare la nostalgia delle loro case.
Un fitto via vai di persone, trafelate dal freddo, s’intrecciano lungo il marciapiede inseguendo con lo sguardo vetrine troppo belle per poterci entrare e nelle scuole, i bambini, imparano a memoria la storia del Natale e decorano i vetri con spray di neve e palline colorate.
Tra loro Mohamed non ha ancora imparato bene l’italiano e non sa scrivere la parolina “auguri”, perciò non potendo partecipare alle prove della recita, perché di religione islamica, si siede con lo sguardo avido di considerazione, nel suo banco davanti alla maestra del “progetto intercultura”, a ripassare bene l’alfabeto.
I suoi occhi sbirciano dalla fessura della porta semiaperta sua cugina Fatima, anche lei islamica che, con il permesso dei suoi, partecipa ai canti, insieme agli altri, e si diverte da morire.
Mohamed non sa se è vero che esiste Babbo Natale, ma vorrebbe che lo fosse perché lui porta regali a tutti, anche agli islamici: “vorrei un portacolori di Dragonboll, come quello di Thomas, con le matite grosse…” disse in arabo a mezza voce e la maestra lo riprese: “parla in italiano, altrimenti rimarrai in prima!”
Mohamed, chinò lo sguardo sul foglio, con le orecchie perse dietro le voci dei compagni che nell’androne provavano a turno, la propria parte, nella recita.
Lui non avrebbe saputo fare altrettanto! Però sarebbe stato perfetto nel ruolo di uno di quei tre che sono stranieri come lui e vanno a fare visita a quel bambino sulla paglia, “ci somiglio pure! Ho visto la foto nel libro di religione – uno è scuro come me, è arabo ne sono certo … loro non dicono niente, devono solo consegnare dei doni, come Babbo Natale …”
Forse l’anno prossimo quando sarò in seconda – mormorò e con la penna tracciava faticosamente la letterina “G”.
– “Forza Mohamed, non dormire, leggi ad alta voce prima di copiare, cosa c’è scritto qui?
– “Bbb” … “Uu”… “Oo”… “Nnn”…
– “Bene Mohamed, bravo, continua!“Buon” e poi l’altra parolina…?”
Mohamed alzò gli occhi fieri e senza leggere rispose, con voce squillante: “Natale!”
La maestra sospirò e disse “Bene, stai imparando, come premio, visto che sei stato bravo, andiamo a vedere i compagni che fanno le prove” ed il viso di Mohamed divenne tutto un sorriso, mentre correndo raggiungeva l’androne …
Antonella Foderaro
“E’ lieto soltanto chi può dare. ”
Johann Wolfgang von Goethe
Se segui gli occhi di un bambino sai cosa desidera, un po’ come seguire lo sguardo di una donna 😉
Un racconto semplice e disarmante, per questo sa di vero .
Hasta!
Grazie per aver letto e commentato,
benvenuti!!!
Cara Antonella riesci sempre, con semplicità e profondità a muovere grandi emozioni! ^_^
Attilio, il link al tuo sito non ci è pervenuto!
Rimaniamo in attesa di un tuo commento con i riferimenti.
A presto!
L’essere umano non comprende che è solo di passaggio su questa terra e che il meglio che possa fare è coltivare gli affetti, quelli veri, piuttosto che perdere tempo nel cercare d’imporre ad altri il proprio limitato punto di vista.
Buon Natale 🙂