
Franz Marc – I grandi cavalli azzurri
Nell’Apologia di Socrate scritta da Platone, il filosofo definisce se stesso un “tafano che punzecchia la vecchia cavalla”, qualcuno che grazie all’autorevolezza che gli deriva non solo dall’abilità dialettica quanto dalla coerenza della vita con le parole e le idee sostenute, può permettersi di mettere in discussione il suo interlocutore dimostrandogli che esiste una discrepanza, visibile e misurabile, tra ciò che effettivamente sa e ciò che crede di sapere.
Una persona che destabilizza, il cui fine è aprire la porta alla conoscenza, portando luce, là dove la presunzione di sapere, l’ha chiusa. Un punzecchiatore di “filter bubble”, forse lo si potrebbe chiamare oggi, qualcuno che ci propone una visione diversa e giustificando la propria ci chiede di motivare la nostra con ragionamenti e fatti.
Se consideriamo che spesso le convinzioni personali si basano non su fatti e ragionamenti, ma su opinioni riferite da terzi la cui attendibilità non viene quasi mai verificata, Socrate avrebbe anche oggi partita facile.
Proviamo però per un attimo ad osservare questo insetto fastidioso da un’altra prospettiva. Proviamo a guardarlo dal punto di vista della “vecchia cavalla”, la città di Atene, simbolo della vita politica.
Cosa significa questo insetto per la politica? Sicuramente significa essere messa a nudo, mostrando pubblicamente le proprie insufficienze nei confronti dei cittadini.
Il destino di questo insetto scomodo, ancora di più se queste insufficienze sono il risultato di una frode calcolata e non di un difetto di conoscenza e/o ragionamento, è purtroppo a tutti noto: prima il discredito e poi la condanna a morte.
A differenza del singolo che in quanto persona ha la possibilità di aprirsi, evolvere, cambiare, la politica sembra essere soggetta costantemente alle leggi dell’arena, dove a prevalere è unicamente la forza a discapito di ogni fatto, ragione e diritto.
A noi come cittadini dovrebbero stare a cuore i tafani, dovremmo coltivarli nelle scuole, perchè è lì che la mente fiorisce insieme al senso di appartenenza ad una comunità, ormai non più nazionale, ma mondiale. Dovremmo aver paura non della protesta, ma che la scintilla che anima la protesta si spenga a causa dell’indifferenza, della distrazione, della presunzione di sapere già tutto o dell’ assurda convinzione che non ci sia bisogno di sapere più niente.
È bello vedere che qualcuno di questi piccoli, sempre più rari, indispensabili insetti sia arrivato sin qui ed abbia il nome di una giovane donna svedese. È bello per noi perchè ci dimostra che se esiste un’età per votare e per candidarsi, non esiste un’età per impegnarsi per il bene comune; che tutti possiamo fare qualcosa per cambiare, basta volerlo ed essere disposti ad andare anche controcorrente; che non esistono frontiere se non quelle disegnate da altri e che un’identità comune è possibile; che una giovane donna può farsi ascoltare a livello mondiale, mettendo a nudo una politica che non tutela il benessere futuro di tutti.
Dovremmo essere felici che Greta esista, a prescindere se crediamo o meno nei suoi ideali, e sperare che molti vengano ispirati dal suo esempio.
Antonella Foderaro