«Finalmente Zeus ebbe un’idea e disse: “Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi.»
Platone, Simposio, 190c-d, trad. it. Franco Ferrari)
«Dunque al desiderio e alla ricerca dell’intero si dà nome amore»
Platone, Simposio, 192e-193a, trad. it. Franco Ferrari
Questa struggente ansia di unità, ha da sempre avuto agli occhi dell’essere umano, un qualcosa di divino, tanto da spingere il filosofo a trovarne una causa in Zeus.
La ricerca dell’intero, di un altro che ci faccia tornare ad essere “uno” è ciò che ha spinto e continua a spingerci a convivere con un’altra persona, a formare con questo essere affine che ci completa, una famiglia. Nulla può creare questa affinità se non c’è, nessuno può imporla, perchè l’interiorità dell’uomo è l’unico spazio realmente sacro, in cui anche il prigioniero è libero.
L’affinità non è soggetta alle regole condivise dalla società, storia e letteratura sono infatti ricche di esempi di amori tragicamente conclusi a causa di questa caratteristica, che definirei “anarchica”, dell’amore.
Sebbene le leggi, i costumi, le regole scritte e non, le religioni, le ideologie etc., ci abbiano sempre voluto dire chi sia lecito amare, sotto quale tipo di vincolo civile e/o religioso e con quale fine, tuttavia l’essere umano è stato da sempre disposto a morire per la libertà di scegliere, al di sopra di ogni regola imposta, il proprio affine.
Questo perchè solo la persona, nella sua interiorità, può riconoscere questa affinità.
Ma perchè l’amore genera così tanta paura da spingere le agenzie di potere, di ogni tempo, a mettergli le briglie?
L’odio si addestra, si strumentalizza, si usa per fomentare le folle, per reprimere e governare. Nutrito di paure e ambizioni, serpeggia silenzioso, demolendo e disgregando nella distrazione. Quanto è facile e utile l’odio!
L’amore invece è anarchico. Nel momento in cui smette di esserlo e si adegua alle regole imposte, perde immediatamente il suo potere. Da universale e libero, diventa particolare e circoscritto. Condanna chi non si lascia governare, come una forma di vendetta per la libertà perduta. È felice? Non lo so, la felicità è uno stato soggettivo. Ma con quale diritto impedire ad altri di esserlo?
Per quanto si cerchi di imbrigliare l’amore, strumentalizzando parole cariche di storia, come per esempio:
famìglia s. f. [lat. famĭlia, che (come famŭlus «servitore, domestico», da cui deriva) è voce italica, forse prestito osco, e indicò dapprima l’insieme degli schiavi e dei servi viventi sotto uno stesso tetto, e successivamente la famiglia nel sign. oggi più comune]. Qui
Dicevo, sebbene si continui a tentare, tuttavia questo sentimento primordiale obbedisce solo alle proprie leggi e spingerà sempre, a dispetto di tutto e di tutti, l’essere umano a cercare il proprio affine con cui essere e non fare famiglia.
E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza.
(Franco Battiato, E ti vengo a cercare.)
Antonella Foderaro