
Asta Nørregaard (1853-1933), Public domain, via Wikimedia Commons
Alle volte bastano pochi scambi di parole per capire che con certe persone non si ha proprio nulla da dire. Non che manchino gli argomenti, ma i pregiudizi distorcono così pesantemente le prospettive che sebbene le persone siano di per se stesse amabili, il dialogo su determinati argomenti è indubbiamente da evitare.
Altre volte è la differenza di valori a rendere il dialogo impossibile, in quanto ci si accorge dal livello della discussione, di non essere alla stessa statura del nostro interlocutore.
Può capitare anche il caso in cui sia la preparazione culturale ad avere peso sulla nostra capacità di interloquire, per cui ci si trova pazientemente ad ascoltare monologhi sulla storia dell’arte eclettica senza essere in grado di andare oltre il contributo di un’interiezione oppure, nei casi sempre più comuni, a parlare delle previsioni meteo per le prossime settimane con agganci alla storia della nostra infanzia e le statistiche degli ultimi 100 anni.
Sono veramente poche le persone in grado di ascoltarti e dialogare senza aggredire e sono sempre meno le persone che leggono. Parlando siamo aiutati ad interpretare il discorso dal tono della voce del nostro interlocutore. Avvertiamo la polemica (sempre), l’ironia (non sempre), lo sfogo, lo scherzo, il dubbio etc…
Quando leggiamo la nostra attenzione e capacità di comprensione a volte si inceppa perchè i tempi si allungano e noi vogliamo capire subito, giudicare, soppesare, rispondere, criticare e sempre più spesso dare sfogo alle nostre frustrazioni.
Anche quando leggiamo e non solo quando parliamo è necessario ascoltare, senza ascolto è impossibile capire e senza capire le nostre risposte saranno sempre fuori luogo e/o fuori tema. Questo farà di noi non solo degli sgraditi interlocutori, ma anche e soprattutto inaffidabili.
Per capire e per ascoltare abbiamo bisogno di tempo, non perchè siamo tardi di comprendonio, ma perchè è così che funziona. Ovviamente più saremo abituati a leggere e riflettere, più saremo esercitati all’ascolto e non al pregiudizio, più ci accorgeremo della chiarezza o mancanza di chiarezza di alcune affermazioni, della loro veridicità e affidabilità.
Non tutto ciò che leggiamo e ascoltiamo è giusto e vero, ma neppure tutto è falso e sbagliato. Ma cosa fa di ciò che leggiamo e ascoltiamo una cosa vera o falsa?
Direi prima di tutto l’attendibità della fonte. Se leggiamo un libro di fantascienza in cui si dice che la terra è piatta e che brillano 10 soli sui quali, senza bruciarsi, vivono degli esseri umani che illuminano la terra girando una manopola, allora forse non è una fonte scientifica attendibile.
Se una persona che non è mai uscita di casa mi parla di come vivono in Cina, non la ritengo una fonte attendibile.
Alle stesso modo se voglio conoscere la storia, starò attento a chi è l’autore del libro che leggo, perchè le interpretazioni possono variare se la fonte non si sforza di attenersi ai fatti o li ricama con le proprie ideologie politiche.
Ciò che fa l’attendibilità di una fonte è la sua scientificità. Significa che ci sono studi approfonditi per i quali si è seguito un metodo rigoroso. Non si tratta di una interpretazione personale basata su una opinione.
Se un cinese mi racconta del suo Paese e di come si vive, se un italiano che ha vissuto 10 anni in Cina mi parla della sua esperienza, avrò due valide prospettive per cercare di capire meglio come si vive in Cina, sia da cittadino cinese che da immigrato.
Perchè dico tutto questo? Perchè se parlo di cucina con una persona che ama cucinare, a prescindere dai gusti personali, potrò fare tesoro dei suoi consigli ed il dialogo avuto con il mio interlocutore mi arricchirà comunque.
Ma se provo a parlare di diritti umani con una persona che basa le sue opinioni e le sue conoscenze sulla lettura dei post di Facebook, che quando legge si ferma al titolo oppure giudica la validità di una affermazione solo in base al colore (politico e non) di chi la sostiene, allora starò solo perdendo il mio tempo e lo scambio avuto mi avrà solo impoverito.
Come nel dialogo così nella scrittura, spesso è meglio tacere e dedicarsi alla propria formazione piuttosto che cercare di riempire voragini con un commento.
Antonella Foderaro