
Joan Mirò: A cat gone astray 1975
“Colori quanti ne vuoi?” – chiese il mago alla bambina rovistando nel cappello.
“Uno – rispose subito decisa – ma che non lo sbiadisca il tempo e l’abitudine non me lo renda meno bello”.
– “E’ un colore davvero speciale quello che vuoi farti regalare, ma dimmi un po’ cosa vorresti mai scarabocchiare?”
– “Tutto quel che posso, non ho un elenco…sai, io non so amare.”
Il mago rimase interdetto…che ne sapeva dell’amore quel tappetto?
– “Cosa significa?” – le chiese illuminandosi nel viso con un gran bel sorriso.
Il Mago era un saggio e sapeva che la domanda è antica ma la risposta sempre nuova, perciò incrociò le braccia, preparandosi mentalmente le parole alla lezione, che non sarebbe di certo mancata vista la sicura impreparazione a quella improvvisa e difficile interrogazione.
– “Significa scegliere cosa scarabocchiare – rispose la piccina senza esitare. Vedi, se la mamma prendesse il mio colore so già che non penserebbe ai miei pupazzi,…in verità forse neppure al babbo che la fa sempre piangere e strillare…Lei è grande e sa amare, sa scegliere tra tante cose quali far durare, io invece pitturerei tutto quel che posso fino all’ultima goccia di colore, perché non voglio perdere nulla visto che non ne conosco ancora il vero valore”.
– “Ma se dovessi scegliere tra la mamma e quel brutto gatto – riprese con insistenza il mago indicando un randagio piuttosto trasandato – e avessi l’ultima goccia di pittura, chi scarabocchieresti?”
Pensava così di farle capire che tutti scelgono all’occorrenza.
– “Ma che domande fai …il gatto!”– continuò quella con fermezza.
– “Il gatto? Non la mamma? Non il babbo?”
Il mago si mise una mano sul pancione e si grattò perplesso, poi rimise il cilindro sulla testa lunga e sottile e con una piroetta girò intorno alla bambina, incrociò le gambe e le si sedette accanto fatto per magia più piccino. Non fosse stato per la larghezza, lo si sarebbe confuso con un ragazzino.
– “Tu allora non sai scegliere davvero” – riprese con voce argentina guardando dritto negli occhi belli quella figurina.
– “Te l’ho detto prima. Sai, la mamma mi ha insegnato che ci sono cose che non dovrebbero scolorire mai e se lo fanno è perché non c’è autentica bellezza ed io sono certa che loro fan parte di quelle cose lì, si insomma, quelle che non perdono colore, invece ho qui – e si mise la manina proprio dritta sul cuore – una gran tristezza: di perdere attenzione verso ciò che è piccolino o silenzioso, vecchio, trascurato e non desta in alcun modo meraviglia e ammirazione.”
Il mago rimase turbato davanti a tanta determinazione e dimentico dell’intera lezione rovistò nel cappello, ma il meglio che seppe farne uscire fu una piccola confezione di acqua per bolle di sapone…lo porse alla bambina dicendo: “queste durano poco, ma la loro bellezza non ha meno valore dell’oro, sono come i sogni, presto svaniscono, però arricchiscono il cuore. Per il colore, mia tenera piccina, ho finito l’inchiostro, però con un bacio potrai preservare dalla burla del tempo tutto ciò che vorrai e quando anche tu crescerai e imparerai a scegliere cosa far durare, non dimenticare che niente è più fugace d’un bacio eppure il gesto più abitudinario e breve è quello che ogni momento sostiene e nutre la bellezza nel cuore ed è così che non sbiadisce mai alcun colore”.
Ancora oggi il Mago non ricorda di aver visto niente di più luminoso dello sguardo di quella strana bambina quando capì che il suo inchiostro non sarebbe mai finito, né può dimenticare la tenerezza con la quale, birichina, in punta di piedi e con mossa repentina, lo baciò sulla punta del naso e scappo via…felice e sicura dell’avvenuta magia!
Antonella Foderaro
Bellissimo Antonella!!
Grazie per finire l’anno con una bella storia che dà luce e speranza.
Semplici piccoli gesti d’amore conserveranno la bellezza del mondo
Una bellissima fiaba; un racconto molto profondo e significativo! Brava!
Io quando ti leggo Antonella ritrovo la capacità di sguardo che avevo da bambina, ritrovo la forza di crederci; il tuo scrivere, forse lo avrò già detto, il tuo scrivere sì, è magia… mi piace molto.
Doris
Bellissima … all’amore bastano piccoli gesti per durare!!
Scriviamo come adulti e dimentichiamo di scarabocchiare. Sbagliamo! Lasciando morire il bambino che è in noi, non abbiamo più i pesi per equilibrare la bilancia. 🙂
La fantasia è un posto dove ci piove dentro
Calvino voleva significare che la fantasia è come la pioggia, cioè nella nostra mente quando diamo libero sfogo alla fantasia: è come se ci fosse una pioggia di immagini e pensieri nella mente…arriva come la pioggia
“A Cosimo venne l’idea di chiedere a ognuno che scrivesse sul quaderno la cosa che gli sarebbe piaciuta di più. E di nuovo ciascuno andava a metterci la sua, stavolta tutto in bene: chi scriveva della focaccia, chi del minestrone; chi voleva una bionda, chi due brune; chi gli sarebbe piaciuto dormire tutto il giorno, chi andare per funghi tutto l’anno; chi voleva una carrozza con quattro cavalli, chi si contentava di una capra; chi avrebbe desiderato rivedere sua madre morta, chi incontrare gli dei dell’Olimpo: insomma tutto quanto c’è di buono al mondo veniva scritto nel quaderno, oppure disegnato, perché molti non sapevano scrivere, o addirittura pitturato a colori. Anche Cosimo ci scrisse: ….” (da Il Barone Rampante – Italo Calvino)
Hai perfettamente ragione. La fantasia viene dal nostro essere: un tesoro che portiamo dentro di noi ….
Ho 40 anni ormai ma per certi versi mi sento ancora una bambina dentro, la mia gioia sono le mie figlie e a loro ricordo sempre di esprimere la loro fantasia e di credere nei loro sogni.
…la mamma mi ha insegnato che ci sono cose che non dovrebbero scolorire mai e se lo fanno è perché non c’è autentica bellezza…
Che dire Antonella, il tuo scritto è meraviglioso!!!! ^_^
Cara E. …40 anni e non capire…