Giorno dopo giorno la costruzione dell’anima assume una forma familiare. Cos’è il mondo lontano dagli occhi se l’unica verità accettata è materia assordante delle interpretazioni? Piccoli passi, comuni, apparentemente normali ma la semplice danza dei gesti raccoglie gioie inaspettate. Così il tempo muta i sorrisi, l’aspetto insolito del vedere, le ragioni indesiderate del possedere. Assorbiti dal sistema operativo del fare in virtù di un avere, in favore di un potere, affondiamo nella desolata ossessione dell’ottenere. Le parole si celano dietro i silenzi perché troppo abusate, troppo assurde per essere attenzionate. Quante possibilità restano chiuse in contenitori d’alluminio, idee ormai plastificate da attimi di noia. Così le assenze si moltiplicano, aprono spazi dolorosi dove suoni gelidi smorzano ogni grido di riscatto. I passi sono incerti e lividi, fragili nel loro procedere e gonfi nel loro cedere. Omologarsi alle ragioni dell’assenso perché il confronto non è altro che un ridicolo desiderio di crescita. Strutture vulnerabili, erette per sostenere idee straniere così la mancanza di noi diviene un satellite alla deriva del divenire. Le scelte sono sempre un vento che soffia tra il passato e il pensato e fatichi a capire perché l’ascoltare è soltanto una minuscola distrazione rumorosa. Sarà l’odore del mare ad aprire una finestra nel cuore? Bagnati dal non-vedere, dal non-sentire, dal non-capire, fingiamo nella parola e nella teatrante manifestazione del deridere la possibilità di un abito. La costruzione dell’anima è una nave salpata nell’oceano dell’accettare, dell’accettarsi ma le emozioni sono così profonde che la forma si scioglie come piccoli batuffoli di neve. Cos’è il mondo vicino agli occhi? Un buffo giocattolo di legno, un sogno nel cassetto, una buonanotte nel letto. Così le assenze non sono un malinconico ricordo, i passi sono decisi e alle scelte non resta altro privilegio che arrendersi, perdersi.
Francesco Colia
Giancarlo
Sempre pronto a navigare, per sempre in viaggio. A respirare salsedine. A dare forma alla mia anima. A ridurre gli spazi dolorosi.
La piccola danza delle mie dita ha raccolto, anche stavolta, la gioia aspettata delle tue parole. Dal passato al pensato.