Di recente mi è capitato di leggere un vecchio romanzo di Selma Lagerlöf, premio Nobel per la letteratura nel 1909, pubblicato per la prima volta in Svezia nel 1914, dal titolo L’imperatore di Portugallia. La storia, ambientata nel 1800, è tanto antica quanto bella. Il protagonista del romanzo è Jan che vive in Askedalarna, Värmland (Svezia), ed è sposato con Kattrina. Jan è estremamente povero e lavora a giornata nei campi del ricco proprietario terriero Erik i Falla.
La vita, scandita solo dal lavoro, scorre priva di emozioni e di valore finché qualcosa cambia completamente e profondamente in Jan, dando finalmente luce e senso alle sue giornate: la nascita della piccola Klara Gulla. Per la prima volta l’uomo sente che il suo cuore batte, che è capace di amare. Un amore autentico che si traduce in sacrifici e dedizione quotidiana, finché all’età di 17 anni Klara decide di abbandonare il villaggio natio per trasferirsi a Stoccolma in cerca di fortuna.
Riuscirà Klara Gulla a pagare l’ipoteca che grava sulla vecchia baracca in cui è cresciuta e che i suoi genitori necessitano per vivere?
A questo punto del racconto ci si aspetterebbe da parte della scrittrice un cambiamento di prospettiva. La storia dovrebbe continuare parlando dei sacrifici e delle umiliazioni di Klara in città, dei suoi tentativi di trovare un lavoro, del fallimento, della drammatica decisione di prostituirsi per aiutare la famiglia, ma questo non succede.
Selma Lagerlöf rimane interamente focalizzata sui sentimenti di Jan verso la figlia lontana, sui suoi pensieri, sul suo modo tutto paterno di concepire il tempo che passa, sull’inaspettata reazione ai pettegolezzi che sfocia in quella sublime pazzia d’amore che ci sorprende regalandoci un testo unico.
Un romanzo che sebbene abbia un linguaggio ed un’ambientazione ormai lontani, cattura il lettore per la magnificenza dei sentimenti espressi. Lo stile narrativo sublima le emozioni attraverso la grazia con cui la scrittrice riesce a farci contemplare sentimenti e panorama, nell’alternarsi delle stagioni.
Ci sono molte ragioni per le quali il libro è attuale ancora oggi, ma non vorrei suggerirne alcuna lasciando questo piacere interamente alla finezza dei lettori. Mi permetto solo di anticipare che il romanzo veicola un messaggio d’amore e grande integrità, quindi scoraggio vivamente la lettura a quanti ritengono che questi valori abbiano ormai fatto il loro tempo.
Antonella Foderaro
Bibliografia
Lagerlöf, S. (1959). Kristuslegender. Kejsaren av Portugallien. Stockholm: Albert Bonniers Förlag.
Un post che rende davvero giustizia alla bellezza di questo romanzo. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro per spingere a leggerlo, ma provo lo stesso: a me era piaciuta anche quella incrollabile felicità che viene a Jan dalla pazzia: impenetrabile alla tristezza della realtà. Mi dicevo, non varrebbe assolutamente la pena di essere un po’ meno pazzi al prezzo di diventare al contempo enormemente infelici. Sono passati piu di dieci anni, e nel frattempo ho avuto bimbe mie, credo oggi vi troverei cose cui al tempo non pensavo. Da rileggere.
Grazie Vito per la lettura e il bel commento!
Glad Midsommar! 😉