Il mondo è così variopinto che alcune persone, alcune ali attorno a noi, preferiscono la nostra infelicità alla loro. Provare piacere per il bene altrui è un sentimento così raro, autentico e speciale che spesso risiede in un angolo di cuore, disperso come un piccolo naufrago. Ci sono persone che vivono della propria immediatezza, mediano tra il loro piacere e il loro dispiacere, divisi da un muro, sotterrano le paure e le debolezze. Anime in pena, senza una precisa direzione, strattonano ogni luce che risplende lontano dal loro campo emotivo. È così facile sentirsi inadatti che ce ne facciamo una malattia, una sveglia che ri-suona ogni perduta mattina. Eppure, desiderare il bene altrui è così appagante da non poter credere possa essere una scelta di felicità. Come aver fiducia nella felicità? Già, la felicità, una parola fumosa e immensamente fragile, difficile d’abbracciare, facile da cacciare. Come dar torto alla diffidenza, alla finestra lasciata aperta in un giorno di tempesta? Carichi di aspettative e centralità, che in verità sono soltanto marginalità, siamo dietro le linee, oltre il confine del ri-conoscere e del conoscere. Giocattoli inutilizzati dal e nel tempo, trasportiamo spore di perenni richieste. Vogliamo ad ogni costo essere una presenza attenzionata è questo sarà per sempre il nostro fardello, unica moneta nelle nostre tasche. Sarebbe bello un giorno sgretolare le paure, la notorietà del corpo, il gusto del torto. Perfettibilità di opache serrature che ruotano intorno a parole rumorose e vuote. Silenzi di un luogo ormai estraneo, gabbia di occhi che scrutano un orizzonte alieno e tutto sembra non aver sapore. Possiamo reclamare, urlare, parlare? Servirebbe pretendere un gelato in un’estate calda e afosa? Descrivere un’emozione è come un disegno esploso di colori, foglie accarezzate dal vento e lasciate cadere dalla noncuranza. Così le altre anime, i viandanti ripudiati in cerca di purezza, restano al confine, intrappolati nei loro gesti di offerta e lasciati soli nel respiro di un suono. Il mondo è così soffocato che alcune persone, alcune presenze intorno a noi, preferiscono la nostra follia alla loro. Eppure, desiderare il bene altrui è così elettrizzante da non trovare le parole, da uscirne smisuratamente pazzi…
Francesco Colia
Giancarlo
Un concetto mi colpisce più di tutti “carichi di aspettative e centralità, che in verità sono soltanto marginalità…”
Perché descrive, in pochissime parole, come sia facile ed inevitabile finire ai margini, o rimanerci… (e rimanerci) per la smania di essere al centro a ricevere, anziché dare, attenzioni. Credendo di confinare nel limbo dell’infelicità gli altri.
Non so da quale angolo emerga il mio sentimento, ma posso affermare di riconoscermi e sentirmi un po’ raro, un po’ autentico e un po’ speciale, perché mi è naturale e perciò spontaneo augurarmi il bene altrui.
Anche la tua felicità.