Inside Out
La scimmietta
Inside Out è una delle ultime opere prodotte della Pixar Animation Studios. Uscito nel 2015 questo film di animazione vi porterà dentro l’animo di una bambina di nome Riley. Sarete accompagnati dalle emozioni che nascono, si sviluppano e si scontrano nel cuore di un umano, di un essere in divenire. Il titolo di questo CineSofia è: La scimmietta.
Gioia: Vi capita mai di guardare qualcuno è chiedervi che cosa gli passa per la testa?
È difficile capire cosa passa per la testa di una persona perché noi misuriamo le nostre opinioni attingendo alle nostre emozioni, sensazioni, percezioni. Ognuno di noi vorrebbe entrare in contatto con l’altro, vorrebbe capire cosa pensa: lo farebbe per la conoscenza o per debolezza? Spesso mascheriamo il nostro desidero di conoscere con le nostre insicurezze. Il desiderio di conoscere il pensiero altrui può celare pensieri inaspettati e artificiosi, pensieri che cerchiamo di camuffare o manipolare. In verità nessuno può avere un dono così grande, un’empatia così forte da comprendere a pieno il pensare dell’altro. Tutto il nostro ragionare inevitabilmente si mescola tra l’essere (io) e il sentire (mondo).
Cosa riusciamo a capire?
« L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono » (Protagora, fr.1, in Platone, Teeteto, 152a)
Le cose sono un riverbero del nostro pensare, del misurare tutto secondo il nostro giudizio e il suo conseguente agire. Possiamo essere altruisti, solidali e generosi ma non sapremo mai cosa prova una persona perché saremo sempre influenzati dal nostro stare al mondo, dal nostro esistere. La predisposizione alla comprensione è una parziale verità sorretta da una forza che trascuriamo continuamente, la fiducia. Capire l’altro è un’attenzione profonda che richiede principalmente fiducia.
Perché i ricordi sono importanti?
Gioia: Comunque, questi sono i ricordi di Riley e sono per lo più felici e non per vantarmi…ma quelli veramente importanti sono quaggiù, non vorrei essere troppo tecnica ma questi si chiamano ricordi-base. Ognuno deriva da un momento super-importante della vita di Riley…e ogni ricordo-base alimenta un aspetto diverso della personalità di Riley. Come l’isola dell’Hockey. La mia preferita però è l’isola della stupidera, sì la stupidera è la migliore anche l’isola dell’amicizia non è male. Oh, adoro l’isola dell’onestà e questo è vero e ovviamente l’isola della famiglia è fantastica. Il fatto è che le isole della personalità sono ciò che rende Riley, Riley.
Ciò che rende il nostro essere quello che siamo è un numero infiniti di ricordi, di sfere immaginarie che quotidianamente costruiamo con il semplice essere nel mondo. Il nostro mondo è il teatro del nostro passato, un luogo dove portiamo in scena un vecchio copione, rivisto e corretto. Aggiorniamo la sceneggiatura della nostra vita con nuovi incontri, passando per i nostri ricordi-base, le nostre isole della personalità. Tuttavia, la personalità, la nostra intangibile stanza intricata di pensieri è continuamente soggetta al cambiamento. Non si cambia per volontà, se non in rari casi, ma per necessità. Così ci plasmiamo su un telaio fragile, emozionante per un verso e terrorizzante per l’altro.
Come affrontiamo i problemi?
Tristezza: Piangere mi tranquillizza, mi fissa sulla gravità dei problemi della vita.
Tutto quello che investe la nostra vita, lo fa con determinazione e senza intermediari. Non possiamo arrestare o interrompere il corso degli eventi, il tempo scandisce il nostro esistere, divenire di un senso difficile da capire. Le nostre decisioni sono costellate da infinite potenziali alternative e queste possibilità molte volte ci disorientano. Fuggire il nuovo o affrontarlo? Reagiamo con istinto, con razionalità e ciononostante non siamo in grado di stabilire con esattezza lo scegliere. Così attingiamo ai ricordi, agli affetti, alla conosciuta certezza del conforto per assegnare alla scelta il suo potere imperativo.
Cosa si nasconde in una decisione?
Le nostre decisioni non sono un arbitrario e bizzarro succedersi di avvenimenti. Decidiamo perché la nostra mente ritiene più opportuno prendere una strada invece che un’altra. Noi possiamo intuire queste ragioni con la semplice coscienza ma il nostro inconscio ci guida in luoghi inaspettati. La memoria rafforza la nostra personalità ma lo fa in modo discreto e inspiegabile. Tutte le nostre emozioni sono un connubio a-temporale di azioni vissute realmente e in altre circostanze soltanto sognate.
Lavoratore della mente: Sono nella discarica, niente torna indietro da lì…quando a Riley un ricordo non importa più, sbiadisce.
Il mondo reale è un sogno?
Quante volte abbiamo pensato di vivere in un sogno, abbiamo pensato che non era possibile quello che ci stava accadendo. Recita una massima di Arthur Conan Doyle: “Eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità”. Il problema che logora l’uomo è e sarà sempre la verità. Facciamo fatica ad accettare l’essere nel mondo e il suo inevitabile verdetto; la finitezza della vita. Così fingiamo di essere protagonisti di un tempo che ha già sentenziato il nostro cammino. Tuttavia, gravitare nel sogno, in quel mondo onirico di quando eravamo bambini non può che farci sorridere e ricordarci che la vita non è altro che un viaggio da vivere.
Bing Bong: Gli amici immaginari non sono molto richiesti ultimamente.
L’immaginazione, la creatività non è soltanto una semplice qualità umana. Fin da quando siamo bambini siamo felicemente coinvolti nel costruire persone, storie e cose per esorcizzare quel sentimento di malinconia che non sappiamo spiegare. Sentiamo quella pulsione incontrollabile di disegnare un mondo tutto nostro, concepito della nostra stessa sostanza e adattato per sopravvivere al reale. Con il passar del tempo queste storie sbiadiscono e si tramutano in lontano ricordo.
Ci sentiamo soli?
Lavoratore della mente uno: Allora, quale concetto astratto cerchiamo di comprendere oggi?
Lavoratore della mente due: La solitudine.
Davvero è così astratta la solitudine? Chiunque di noi nel corso della propria vita si è sentito solo, i motivi possono essere infiniti, giusti, folli, falsi, non ha importanza, il sentimento della solitudine sarà sempre con noi. Attribuiamo alla solitudine soltanto un valore negativo e questo può generare molta confusione. La solitudine può offrire anche delle opportunità costruttive. Il mettersi in gioco, le responsabilità, le scelte, queste tappe importanti della nostra vita sono sempre abbracciate alla solitudine nella sua accezione positiva. Diverso è il discorso di sentirsi soli, dell’essere emarginati, indesiderati e inopportuni. Affermava Robin Williams: “Ho sempre pensato che la peggior cosa nella vita fosse rimanere soli. Non lo è. La peggior cosa è stare con persone che ti fanno sentire solo”. Dunque, non è la solitudine che ha un’influenza negativa ma le persone che fanno sembrare la nostra presenza non voluta.
Cosa desideriamo?
Il desiderio, soggettivo o verso un’altra persona è un dirupo pericoloso da percorrere. Il punto non è desiderare ma cosa desiderare. Il desiderio può avere una piena realizzazione di senso quando si esprime in libertà. Ogni forzatura sulla libertà deforma il desiderio in dipendenza e deresponsabilizzazione. Dunque, desiderare la propria felicità, la felicità altrui in alcuni casi richiede sofferenza e tristezza. La libertà di essere se stessi con il mondo può coincidere con il desiderio più vero e puro.
Gioia: Volevo solo che Riley fosse felice.
Francesco Colia