Anna amava quel negozietto tutto colorato e avrebbe trascorso ore là dentro a guardare i gomitoli di lana che decoravano le pareti come canditi su una torta di panna montata, tempestata di frutta e ghiottonerie di ogni genere. Sognava spesso tra gli alti scaffali di lavorare con lunghi ferri una maglia con tutte le lane contemporaneamente. Ne avrebbe fatto una coperta che nessuno avrebbe potuto avere la stessa, morbida e calda.
Possa aiutarla? – la svegliava sempre la voce cortese della commessa proprio quando cominciava a sognare a chi avrebbe voluto donarla. Così Anna sceglieva sempre quattro gomitoli, tutti differenti gli uni dagli altri, ed usciva sorridendo al vento freddo della sera, dirigendosi con passi decisi e svelti, verso casa. Non abitava lontano dal negozio, ma la strada era in salita e doveva fare due rampe di scale. Gli anni cominciavano a farsi sentire, perciò Anna sapeva di doversi sbrigare.
Ogni notte iniziava un gomitolo e lo lavorava fino alla fine. Ad ogni punto pensava a chi avrebbe protetto, non solo contro il freddo, ma contro il male, come uno scudo la cui segreta magia era l’amore. Alla luce tenue della lampada, il silenzio ovattato della stanza veniva rallegrato da un “tic-tic-tic-tic” instancabile che faceva da ninna nanna al vecchio gatto acciambellato accanto a lei sul divano. Ogni tanto si fermava, guardava il lavoro, sceglieva con quale gomitolo continuare, con quale colore e creava intere storie con la maglia, come uno scrittore fa con la penna. Nessuno ancora aveva visto la coperta, nè letto le sue storie: sarebbe stata una grande sorpresa.
Così notte dopo notte passarono gli anni, finchè Anna si rese conto che era giunto il momento, quello del dono. Prese con mano tremante la chiave della stanza dove era custodita la coperta e la mise sul comodino del figlio con accanto un biglietto pronto da tempo. Poi tornò sul divano, accanto al suo vecchio gatto e carezzandolo con dolcezza gli disse: “Forse è stato troppo ambizioso voler fare una coperta con così tanta lana diversa. Ma come raccontare tutto l’amore con un colore solo, un filo unico e appena qualche prezioso e raro gomitolo? Ci vuol molto di più, lo sai tu, lo sappiamo noi. Non è come nei sogni la vita, non si possono lavorare tutti i fili contemporaneamente … oppure è proprio il contrario, disse Anna, guardando gli ammiccanti verdi occhi assonnati.
Per anni aveva lavorato la lana senza distinuguere la realtà dal sogno e adesso che la vita stava chiudendo i punti, quella coperta, così diversa, avrebbe lasciato al figlio l’unica cosa che valesse realmente la pena: un esempio, una storia i cui anche gli intrecci minori, rendono speciale la trama. Un dono lavorato con la vita, una vita sognata come dono.
Sarebbe bastato? Forse si, forse no, disse Anna con un sussurro che solo il suo fedele amico ascoltò. Poi si addormentò con un sorriso. La vita avrebbe completato il suo lavoro.
Antonella Foderaro