Immagine Steven Yeun
Che cosa è l’identità e perché è così importante per uno sviluppo equilibrato della persona umana?
Essa è una sorta di “memoria estesa”, che conserva i nostri valori fondamentali, costumi e tradizioni ed è essenziale per la costruzione della nostra personalità, in quanto grazie ad essa troviamo il nostro posto nella società.
L’identità non è qualcosa di puramente individuale, come molti credono, confondendo identità con personalità, ma è qualcosa che cresce e si rafforza grazie alla società in cui ogni uomo si riconosce. Proprio perché l’identità è al tempo stesso un tesoro individuale e collettivo, possiamo paragonarla ad un libro di grande valore. Il libro non è ancora finito, ogni giorno si arricchisce di nuove pagine delle quali noi siamo non solo protagonisti, ma anche co-autori. È importante che tutti possano/vogliano leggere e comprendere il libro perché l’identità si fonda proprio su questa reciprocità di riconoscimento.
Queste brevi considerazioni scaturiscono dalla recente lettura del romanzo autobiografico “Gul utanpå” di Patrik Lundberg, in cui, sotto forma di diario, l’autore descrive le sue esperienze come figlio adottivo, concentrandosi sui conflitti che nascono dalla sua infanzia ed educazione svedese, ma senza il riconoscimento come tale da parte della società, a causa del suo aspetto asiatico. Questo ci fa capire come l’identità non è qualcosa di puramente interiore, ma è anche un tipo di “architettura”, un gioiello che rischia di essere distrutto dalla negligenza se incastonato in un “ambiente” che non è in grado di apprezzarne il valore.
L’aspetto di Patrik è di un giovane, affascinante uomo coreano, ma in Svezia, dove il canone di bellezza è completamente diverso, lui è un anonimo “cinese”. Questo renderà l’adolescenza di Patrik un deserto in cui l’unica via d’uscita sembra essere quella di porre fine alla sua esistenza priva di significato.
Appartenere a due culture diverse ha tuttavia anche dei punti di forza, come dimostra l’autobiografia di Lundberg. È una risorsa individuale e sociale, purché si venga adeguatamente educati a riconoscere la diversità come un valore.
In primo luogo, i due “mondi” che coesistono nello stesso individuo (e società), permettono di costruire una personalità più aperta, non sclerotizzata nei luoghi comuni e nei pregiudizi. In secondo luogo, contribuiscono ad arricchire il tesoro culturale e aiutano la persona ad apprezzare e valorizzare le qualità riscontrabili nelle diverse culture, qualità che altrimenti non sarebbe in grado di cogliere.
Patrick “farà pace” con il suo aspetto asiatico quando si sentirà corteggiato da donne capaci di cogliere l’originalità e bellezza dei suoi lineamenti e il fascino della sua educazione occidentale. Culture diverse nella stessa persona o nella stessa società non devono necessariamente escludersi mutuamente, ma possono tranquillamente vivere in armonia, come si può ben imparare dall’esperienza sofferta da Patrik.
Andare alla ricerca delle proprie radici culturali per ritrovarne il significato e riappropriarsi del loro valore è indubbiamente un viaggio pieno di sorprese interessanti, ma allo stesso tempo può essere molto distruttivo, se l’individuo e la società non collaborano o non sono pronti a capire che l’identità è un libro scritto a due mani.
Il finale del libro rimane aperto perché quando si tratta dell’uomo il futuro è sempre un caleidoscopio di possibilità, basta che gli si dia, come ha fatto Patrik, un’opportunità di accadere, di stupirci, di commuoverci e anche di deluderci.
Antonella Foderaro