Avviene quando meno ce ne accorgiamo, netto e improvviso come una tempesta nascosta in un armadio, un taglio, un abbandono. Sofferto, inutile, duro, inaccettabile, non possiamo opporre resistenza a quel segno che non era previsto nel nostro spazio vitale e che, senza nessun preavviso, si è manifestato. Si aprono ferite, esperienze, così amiamo chiamarle, e tutto il mondo ci appare come un enorme filmato rallentato. Da questo momento in poi non ci occupiamo più di visi e pensieri ma di semplici turbamenti, di quelle indefinibili rotture del tempo. Il rumore di una fotografia già vista non fa che addormentare l’entusiasmo di una follia pigra e disordinata così i muscoli, le ossa piangono senza saperlo. Siamo dei dominatori o delle piccole sfere scagliate per pura coincidenza? Quanto mistero nelle risposte che riceviamo e come tasti di un pianoforte restiamo delle opere inascoltate.
Cosa siamo al cospetto di un evento?
Adoperarsi per cancellare quello che non ci piace, che non ha rispettato le nostre piccole aspirazioni sembra assurdo eppure ci ostiniamo a fissare punti e situazioni per non accettare, per non accettarsi. Ognuno di noi porta con sé il fardello del rifiuto, piccolo o grande che sia, di quell’essere stato sostanza e sogno di una cornice fatta di parole e immagini. Sentirsi delle pile scariche non equivale ad esserlo perché il lutto più grande, la perdita più cocente non avviene nel momento in cui noi cadiamo vinti dall’ineluttabile ma quando voltiamo le spalle al futuro.
La transizione e il salto verso una nuova condizione non sono delle trappole tese per annichilirci, la ricchezza genuina risiede nel ri-conoscersi in ciò che si è. Non ci separiamo dagli eventi e dalle persone per ingiustizia o per gioco ma perché è nel destino del divenire quello di andare oltre sé stessi.
L’abbandono non è un isolamento, il taglio non è una cesura ma un accrescimento, una lucente possibilità di vedere cosa siamo realmente, un punto di vista su cui puntare tutte le nostre carte.
Siamo delle comparse o dei grandi attori pronti a recitare il più bel “soggetto” che potesse capitarci? Con facilità ci rifugiamo nel dolore e nelle cicatrici e dimentichiamo in fretta la bellezza dell’essere nel mondo, nell’essere un inviolabile particella dell’universo, nell’essere una speranza.
Francesco Colia