Non è altro da noi, ma procede con fare furtivo.
Ci scolora l’apparenza, seducendoci sinuoso come un bivio.
Inizialmente crediamo sia una tela bianca sulla quale dare forma all’infinito, non fiorisce alle nostre attese e ne cancelliamo in fretta il ricordo come una riga storta.
Ha parole che non sanno tacere ma riconoscere l’ora dell’abbandono e il suo mareggiare sveste segrete colline fino alle più intime nudità del cuore … non tradisce, le sue labbra rosse in bilico tra passato e futuro, seppure urlassero non avrebbero più vigore di un gemito o un sospiro.
Raggomitolati sui nostri pensieri ripassiamo numeri negativi e formule algebriche d’esistenza, mentre il tempo schiarisce le idee, il viso, i capelli.
E quel bivio? Muore sulle nostre ciglia dischiuse.
Per chi guarda da dietro un vetro tutto ha i contorni del desiderio, anche la polvere.
Cos’è dunque più raro? Svegliarsi o vedersi sognare?
Se la veglia precede e segue il sogno forse è l’abbraccio del giorno che può dare sostanza a ciò che, gelosi, culliamo nel grembo, come la luce ai colori e l’oscurità non è che una gravida attesa di azzurre promesse.
Antonella Foderaro