La sconosciuta
Il posto sognato
La sconosciuta è un film diretto da Giuseppe Tornatore nel 2006. La storia ruota intorno al personaggio di Irena, una donna ucraina arrivata in Italia e inserita nel mondo della prostituzione, un racconto crudo e avvincente su una realtà conosciuta e troppo spesso letta sulle cronache dei tele-giornali. La pellicola si avvale di ottimi attori (Ksenia Rappoport, Michele Placido, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Alessandro Haber) e di un progetto cinematografico convincente. Il titolo di questo numero è: il posto sognato.
Spesso ciò che sogniamo non sono cose astratte o fiabe per bambini, quello che desideriamo è trovare un luogo dove poter costruire un futuro sereno e dignitoso.
Dove si trova il nostro futuro?
Ovunque le nostre gambe ci portino sentiamo sempre il bisogno di una casa tutta nostra, di andare incontro ad un destino che non conosciamo.
Irena: Si può avere un sogno vero in mezzo a tanti incubi?
Il caso può rendere la nostra esistenza dura, a volte crudele, tuttavia non può toglierci la speranza, il cercare un futuro diverso su cui poggiare tutti nostri sorrisi. Non possiamo illuderci sulle nostre doti però quanto ci è stato dato può e deve essere da noi superato, perché ciò avvenga è indispensabile lottare con tutto il nostro essere.
Irena: Tu devi imparare a difenderti, a proteggerti quando vai giù.
C’è un’uscita per il non-voluto?
I passi che muoviamo durante la nostra vita potrebbero indirizzarci in posti sbagliati perché non tutte le strade conducono ad una destinazione piacevole. La paura allora potrebbe afferrarci e immobilizzarci a tal punto da credere di non avere più scampo né altre chance, fino a farci dimenticare che l’essenza del vivere non è la stasi, l’attendere ma l’andare, l’incontrare e non importa il dove e il chi.
Irena: Mi sento dentro uno di quei posti dove si cammina, si cammina e si è sempre al punto di partenza e non sai dov’è l’uscita, se si esce … e ogni passo che fai è un errore. Io ne ho fatti tanti di errori, una vita non mi basta per pagarli tutti ma credere che per una come me alla fine dei conti poteva esserci ancora un futuro, quella è stata la mia colpa più grande.
L’errore non è una seconda pelle, non è qualcosa che ci dobbiamo trascinare fino al nostro ultimo respiro. Nell’errore risiede l’inadeguatezza, un senso di distacco con il percepito. Solo con la piena consapevolezza del mio esistere con l’ambiente e le sue dinamiche potrò maturare l’idea che sbagliare è capire, comprendere, crescere.
Si possono cacciare i demoni del passato?
Muffa: Ma tu proprio ti pensavi che era facile ammazzare uno come me? Due sforbiciate e buonanotte come al cinematografo?
Irena: Non si può essere tutti bravi come te.
Trascuriamo con estrema facilità ciò che sentiamo, il nostro occhio non presta la giusta attenzione all’anima e alle sue domande. È il tempo in cui scriviamo senza accudire, un viaggio troppo spesso privo di fermate.
Irena: Comunque se tu impari presto a scrivere potremo mandarci tante lettere così mi racconterai come ci si sente a diventare donne.
Tea Adacher: Dovresti saperlo.
Irena: Io sono stata troppo distratta nella mia vita, non me ne sono accorta.
Molte cose ci legano eppure quello che dobbiamo lasciarci alle spalle è il nostro senso di perdita perché quello che custodiamo dentro il nostro cuore è una casa di cui andare fieri.
Irena: Chi lascia il suo paese cambia mille case.
Non lasciamo-ci ma cerchiamo di restare in contatto con il nostro essere più vero.
Francesco Colia