David Schwimmer, noto al grande pubblico per avere interpretato Ross Geller nella serie televisiva Friends, propone un interessante progetto cinematografico del quale cura regia, soggetto e sceneggiatura, con un approccio che travalica le abusate e calpestate terre della banalità, per inoltrarsi nelle oscure regioni degli interrogativi insaturi.
La storia proposta racconta di un amore irrisolto tra una quattordicenne, Annie, e il suo primo boyfriend conosciuto nelle stanze virtuali delle chatroom.
È proprio l’assenza di una fisicità che fa da prologo a questa improbabile storia d’amore che, in qualche modo, darà liquidità a ciò che per sua natura rimarrà amorfo: un universo fatto di cose indefinite e non etichettabili facilmente poiché oscillanti da una categoria all’altra, senza concedere tregua a semplicismi pregiudizievoli.
Il nostro regista racconta di abusi e lo fa con una lente poco convenzionale che riguarda lo spettro dei sentimenti umani, sfumati, oscillanti, spesso privi di un’integrazione, dove le ambivalenze giocano un ruolo cruciale che potrebbe risuonare, in un modo o nell’altro, in ognuno di noi.
Nel regno del non luogo, quello virtuale delle chatroom, dove non esiste “body of evidence”, le poche certezze che pare continuino a sopravvivere, si condensano attorno a pensieri nebulosi e sparsi come banchi di nebbia, in cui aleggiano gli interrogativi aperti proposti dal nostro regista. Chissà se tarderanno o arriveranno le risposte attese e previste, come da un classico film dossier sul tema della pedofilia e magari con guarnizione da happy and?
Pare proprio che anche questo rimarrà un altro quesito al momento irrisolto, da scoprire insieme, in un clima emotivo che, probabilmente, lascerà una traccia nelle nostre coscienze e, forse, in modo particolare, in quelle di chi è genitore.
Non resta che augurarvi una buona visione.
Daniela Ancona