Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) – Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza)
Il Volo della Fenice
And did you get what you wanted from this life, even so?
I did
And what did you want?
To call myself beloved, to feel myself beloved on the earth.
*****
E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì
E cosa volevi?
Poter dire di essere amato, sentirmi amato sulla terra.
(Raymond Carver, Late Fragment)
Birdman è un film del regista messicano Alejandro González Iñárritu, recitato da un cast formidabile di attori come Michael Keaton, Edward Norton (di nuovo in spolvero), Naomi Watts, Emma Stone e tanti altri. Un film corale dove è difficile trovare un’interpretazione mediocre o superficiale. La storia è ambientata in un teatro di New York durante le prove di uno spettacolo tratto da un’opera dello scrittore Raymond Carver. Riggan Thomson, ex stella del botteghino cinematografico, è alle prese con la sua prima prova da “attore”.
Il titolo di questo CineSofia è: Il volo della fenice.
Cerchiamo scioccamente di definire il tempo e lo spazio con nomi e persone, credendo di poter capire la realtà e le azioni che compiamo. Vivere è sempre una forma complessa e incontrollabile dell’esistere ed esistere è sempre un mistero. Tuttavia, in molti casi, vivere è una caricatura di noi stessi: una maschera da clown con cui ci relazioniamo quotidianamente. Oggi trascuriamo quell’esistere per il “guardare”. Non “vediamo” più per conoscere e conoscerci ma semplicemente per spiare senza essere presenti. Tutto nei nostri occhi e poco nelle nostre mani. Oggi vivere è una proiezione di pixel.
Mike Shiner: Oh, andiamo gente, non siate patetici, smettetela di guardare il mondo dallo schermo di un cellulare, vivete davvero.
Qual è la cosa giusta per noi?
Abbiamo innumerevoli possibilità nel corso della nostra vita, scelte di ogni genere eppure proviamo spesso un senso di insoddisfazione, estraniamento. Avrò preso la decisione giusta? Avrò agito bene? Domande sulle decisioni prese scorrono continuamente nel nostro corpo. Eh sì, quello che sentiamo “nostro”, non sollecita soltanto la mente bensì anche la pelle.
Riggan Thomson: Mi servono soldi.
Sylvia Thomson: Ti rendi conto di quanto questa cosa sia folle?
Riggan Thomson: Cosa vuoi che ti dica? La mia salute è durata più dei miei soldi, chi l’avrebbe immaginato.
Sylvia Thomson: Che sta succedendo, Riggan, guardami.
Riggan Thomson: Ho la possibilità di fare una cosa giusta e devo coglierla, devo farlo.
Siamo talmente influenzati dall’opinione delle persone da non saper distinguere le intenzioni dalle azioni. Ogni nostra scelta genera inevitabilmente conseguenze ma questo non deve indurci a scegliere per gli altri, a cercare ammirazione o ricompense per quello che facciamo. Scegliere deve essere sempre uno scegliersi, un passo leggero nel cuore del mondo.
Sylvia Thomson: Tu fai sempre così, confondi l’amore con l’ammirazione.
Qual è il trucco?
Generalmente l’uomo è portato a descrivere il suo vivere in diversi modi. Testimoniare quello che si fa, la propria presenza, è una risposta istintiva e talvolta ossessiva. Vogliamo essere ri-conosciuti, visti, apprezzati il più possibile e in alcuni casi tutto questo, ci devasta. Lo spettacolo più difficile d’affrontare nella vita non è la visibilità delle nostre azioni quanto il senso di ciò che facciamo. Dunque, è facile cadere nell’inganno dell’essere ri-conosciuti, avere un distorta considerazione della nostra immagine. Se tutto quello che desideriamo è il “guardare”, il manifestare la nostra presenza, il riverbero che riceveremo sarà sempre una mediazione delle nostre inquietudini.
Riggan Thomson: Senti, questo spettacolo è molto delicato per me.
Mike Shiner: Sul serio?
Riggan Thomson: Certo, il pubblico mi conosce.
Mike Shiner: Stronzate! Stronzate, il pubblico non conosce te o il tuo lavoro, amico, conosce il tizio vestito da uccello che va a raccontare cazzate vomitevoli al Letterman Show.
Riggan Thomson: Scusa se sono popolare Mike.
Mike Shiner: Popolare? E chi se ne frega! Popolare? La popolarità è la cuginetta zoccola del prestigio amico mio.
Riggan Thomson: Ok, non ho neanche idea di cosa cazzo significhi.
Mike Shiner: Significa che qui c’è la mia reputazione in gioco e la mia reputazione vale…
Riggan Thomson: Un sacco?
Mike Shiner: Un sacco, esatto, fanculo, certo! Se questa cosa non va, tu tornerai agli studios dai tuoi amichetti a rituffarti di nuovo nel genocidio culturale che state perpetrando. Lo sai? C’è uno stronzo che nasce ogni minuto, questo diceva P.T. Barnum quando inventò il circo e non è cambiato niente! Voi sapete che basta inventarsi una qualsiasi vomitosa schifezza e il pubblico farà la fila per vederla ma quando tu sarai un ricordo, io sarò sul palcoscenico a guadagnarmi da vivere mettendo a nudo la mia anima in lotta con le emozioni profonde, perché questo fanno gli attori.
Oramai il mondo è una tempesta di nozioni proiettata sul nostro schermo. 140 caratteri per “commentare” l’accadere e l’accaduto, partecipi di una storia che viviamo ai margini e nella totale indifferenza. Siamo ombre pensanti, digitazioni e foto di una vita piena di numeri e simboli.
Riggan Thomson: Stasera ci stavano ridendo in faccia.
Mike Shiner: Stasera stavano ridendo, domani saranno su Twitter.
Cos’è veramente importante per noi?
Dividere la nostra esistenza in cose che contano e altre che non contano sarebbe troppo facile e riduttivo. La presenza, il nostro essere nel mondo non è una lavagna dove segnare le cose essenziali. Non dobbiamo fare la spesa al supermercato del vivere e ricordare cosa mettere nel carrello delle cose importanti. La paura che s’insinua profondamente nel nostro animo è quella di non avere dato un senso al nostro esistere. Tutto quello che facciamo può rivelarsi inutile e privo di significato così il mondo ci chiede di partecipare in modo feroce e crudele allo spettacolo del non-contare o del semplice essere un numero da contare. Siamo infinitamente minuscoli, utenti alfanumerici che navigano nel web come piccole formiche in cerca del formicaio. Abituarci all’indifferenza di un mondo che non ci chiede di essere ma soltanto di apparire, di “guardare” è un’angoscia che non ci abbandona.
Sam Thomson: Rilassati.
Riggan Thomson: Rilassati, non puoi fare questo a me.
Sam Thomson: A te?
Riggan Thomson: Ah, smettila, sai benissimo di cosa parlo.
Sam Thomson: Ah, certo stai parlando di te…
Riggan Thomson: …senti io sto cercando di fare una cosa importante.
Sam Thomson: Questo non è importante.
Riggan Thomson: È importante per me. Ok, forse non per te o per i tuoi cinici amici la cui unica ambizione è stare su Facebook, invece per me, questa, santo Dio, questa è la mia carriera! E’ la mia chance finalmente di fare qualcosa che conti davvero.
Sam Thomson: Che conti davvero per chi? Tu ce l’avevi una carriera papà prima di quel terzo fumettone di film, prima che la gente si dimenticasse chi c’era sotto quel costume da uccello. Stai facendo una commedia basata su un libro scritto sessant’anni fa per un migliaio di vecchi rincoglioniti bianchi la cui preoccupazione è dove andarsi a prendere un dolce o un caffè a fine serata. L’unico interessato a questa merda sei tu! Adesso ammettilo papà, qui non c’entra assolutamente niente l’arte, tu stai facendo questo perché vuoi sentirti di nuovo importante…beh lo sai che c’è? Là fuori c’è un mondo di persone che lottano per sentirsi importanti ogni giorno ma per te tutto questo non esiste. Accadono cose in questo mondo che tu ignori, un mondo che per la cronaca si è già dimenticato da un pezzo di te, insomma chi cazzo sei tu? Tu odi blog, ti fa schifo Twitter, non sei neanche su Facebook, è pazzesco! Sei tu quello che non esisti! Tu stai facendo questo perché hai una paura dannata come tutti quanti noi di non contare niente e la sai una cosa? Hai ragione, non conti. Non è così importante ok? Tu non sei importante, facci l’abitudine.
Ciononostante, possiamo esistere per qualcuno che non sia uno schermo, possiamo essere una presenza reale in un realtà principalmente virtuale. Eppure esistere per qualcuno non equivale ad esistere per se stessi, perché l’altro sarà sempre un crocevia di emozioni contrastanti.
(Eddy) Riggan Thomson: Cos’è che non va in me? Perché devo sempre implorare per essere amato? …Volevo solo essere ciò che tu volevi e ora passo ogni fottuto minuto pregando di essere qualcun altro, qualcuno che non sono, chiunque altro…io non esisto, non sono neanche qui, tutto questo non ha importanza, io non esisto, non esisto…
Mentre nel colorito palcoscenico del web, ovvero nel teatro virtuale dell’epoca degli internauti, la verità viene celata, raccontata, manipolata, offerta secondo le nostre esigenze o aspettative; nel mondo reale, quello vissuto sulla pelle delle persone, la verità non si può mascherare per lungo tempo. Gli affetti, le emozioni non esigono un “mi piace”, un “tag” o un “condividere”, il mondo reale esige attenzioni.
Lesly: Forse sul palco sarai il signor verità ma nel mondo reale dove conta davvero sei solamente un bugiardo, ti piace questa di verità? Stronzo!
La verità è effimera?
Mike Shiner: La verità non è mai noiosa.
La paura genera mostri o luoghi terribili e le nostre risposte spesso sono inadeguate. Ci sentiamo stranieri in un mondo-bacheca che non fa altro che riempirci di notizie e video che attirano soltanto la nostra distrazione. Siamo impostori del nostro stesso egoismo, partecipi di uno spazio che non conta davvero.
(Birdman-Voce): Eri una star di Hollywood, ricordi? Presuntuosa ma felice.
Riggan Thomson: Non ero felice.
(Birdman-Voce): Ignorante ma affascinante, ora sei un miserabile succhiacazzi.
Riggan Thomson: Era solamente un poveraccio, era solamente un poveraccio.
(Birdman-Voce): Sì, ma un falso poveraccio, un poveraccio di Hollywood, cosa vuoi dimostrare? Di essere un artista? Be’ non lo sei!
Riggan Thomson: Guarda qua, guarda, avanti, sembro un tacchino con la leucemia e sto scomparendo cazzo! Ecco quello che resta! Sono diventato solamente una risposta di Trivial Pursuit ormai.
(Birdman-Voce): Tu sei un impostore in questo ambiente, primo o poi ti scopriranno…
Riggan Thomson: Non c’è nessun “noi”, io non sono te, io sono Riggan Thomson!
(Birdman-Voce): No, tu sei Birdman perché senza di me tutto quello che resta di te è solo un triste, mediocre, egoista attore che si aggrappa agli ultimi rimasugli della sua carriera.
Purtroppo non abbiamo gli strumenti idonei per mediare il teatro virtuale dal mondo reale così la verità viene depredata quotidianamente a vantaggio del palcoscenico. Attori fragili di un’opera scritta appositamente per noi, recitiamo un dramma senza lieto fine, patetiche figure in cerca di un riscatto.
Mike Shiner: Ehi, dimmi una cosa, qual è, qual è la cosa peggiore che lui ha fatto a te? Sul serio.
Sam Thomson: Non c’è mai stato.
Mike Shiner: Ah sì? Voglio dire, allora tutto qui?
Sam Thomson: No, dopo ha provato a metterci una pezza cercando costantemente di convincermi che io ero speciale.
Mike Shiner: D’accordo, senti, guardami. Riggan aveva ragione.
Sam Thomson: A proposito di che?
Mike Shiner: A proposito del fatto che sei speciale. Lo sai tu, tu te ne stai qua in teatro cercando di diventare invisibile dietro questa fragile facciata da tossica fallita ma non ci riesci. Non sei affatto invisibile, ti si vede. Sei una specie di gran casino, come una candela che brucia da due lati, ma sei bellissima. Non c’è fumo, alcol o caratteraccio che possa nasconderlo…
Sam Thomson: Come fai?
Mike Shiner: A fare cosa?
Sam Thomson: Ad andare là fuori ogni sera fingendo di essere qualcun altro di fronte al pubblico.
Mike Shiner: Io non fingo sul palcoscenico, te l’ho detto. Io fingo in qualunque altro posto ma non quando sono là sopra.
Sam Thomson: È un peccato.
Le attenzioni sono accettabili?
Non possiamo recriminare nulla del passato, quello che abbiamo vissuto resterà sempre una foto da guardare e mai una storia da ri-ordinare. Vivere significa, soprattutto, concedere al mondo reale emozioni e attenzioni vere. Si può accogliere soltanto ciò che siamo in grado di accettare e possiamo accettare solo ciò che è reale. Tutti i nostri turbamenti alloggiano in un spazio piccolissimo, così questa “casa”, l’anima, è completamente disorientata. Non possiamo visualizzare ciò che sentiamo, non possiamo pubblicare i nostri umori, non possiamo postare i nostri dolori ma soltanto parole e rappresentazioni di uno stato d’animo.
Sam Thomson: …questo è da quanto tempo è apparso l’uomo, sono centocinquantamila anni. Credo che serva a ricordarci che il nostro ego e le nostre ossessioni sono insignificanti.
Riggan Thomson: Sono stato un padre di merda, vero?
Sam Thomson: No, sei stato, accettabile.
Riggan Thomson: Sì, certo, sono stato un padre accettabile…
Sam Thomson: Ehi lo sai, stai diventando un cult sul web.
Riggan Thomson: Sul serio?
Sam Thomson: Sì…350.000 visualizzazioni in meno di un’ora. Che tu ci creda o no, questo è il potere.
È un tempo così accelerato che non abbiamo la possibilità di capire fino in fondo il nostro agire. Tutto viene spettacolarizzato, celebrato per avere un’attenzione che in definitiva è effimera. Sentiamo il bisogno di pubblicare ciò che facciamo, fotografare l’attimo che sfugge, scrivere il nostro disappunto su qualcosa o qualcuno e dimentichiamo con estrema facilità il linguaggio del corpo e dell’essere nel mondo. Siamo disorientati, estraniati dalle nostre stesse azioni, figli di un tempo ingannevole che non reclama il nostro essere ma il nostro offrire.
Lindsay Duncan: …distruggerò il suo spettacolo.
Riggan Thomson: Ma se non l’ha ancora visto…ah scusi, ho fatto qualcosa che l’ha offesa? Io sento nel suo atteggiamento…
Lindsay Duncan: Ora che mi ci fa pensare, sì. Ha occupato un teatro che avrebbe potuto essere utilizzato per qualcosa di valido.
Riggan Thomson: Ok, be’ voglio dire, come può dire se è valido o no…
Lindsay Duncan: Sì, è vero, non ho letto una parola del copione né assistito a delle anteprime ma dopo la prima di domani le assicuro che scriverò una delle peggiori recensioni che siano mai state scritte e farò chiudere il suo spettacolo. Le piacerebbe sapere perché? Perché io la detesto, lei e tutti quelli che rappresenta. Ragazzini egoisti, presuntuosi, arroganti. Patetici attori ignoranti, improvvisati, impreparati che s’illudono di avvicinarsi all’arte, che si assegnano a vicenda premi per cartoon e film pornografici, che dipendono dal box office del weekend. Be’, questo è teatro e non può presentarsi qui a far finta di saper scrivere, dirigere e recitare nel suo lavoro di autopropaganda senza prima passare da me.
Riggan Thomson: Ah.
Lindsay Duncan: In bocca al lupo.
Riggan Thomson: Wow! Non lo so, che cosa può essere capitato nella vita di una persona perché decida di fare il critico? …è capace solo di etichettare qualunque cosa, questa è squallida pigrizia…lei non rischia niente, niente, niente, be’, io sono uno splendido attore! Questo spettacolo mi è costato tutto…
Lindsay Duncan: …tu non sei un attore, sei una celebrità, mettitelo bene in testa! Te lo distruggo lo spettacolo.
Siamo degli attori consapevoli?
(Birdman-Voce): E così non sei un grande attore? E chi se ne frega, sei molto più di quello. Sei un gigante in paragone a questi stronzetti sfigati. Tu sei una star, sei una forza globale, non lo capisci? …tu sei l’originale, amico, hai preparato tu il terreno per questi buffoni, dai al pubblico quello che vuole, un buon vecchio supereroe con un po’ di porno, Birdman, il volo della fenice…tu sei il meglio della vita amico, tu salvi la gente dal suo stupore quotidiano. La fai esaltare, ridere, farsela nei pantaloni…ecco di che cosa sto parlando, mascelle che scricchiolano! Maestoso, rumoroso, veloce! Guarda queste persone, guarda i loro occhi, scintillano di piacere, amano questa merda, amano il sangue, amano l’azione non quelle stronzate deprimenti, filosofiche e pallose.
Il nostro vero problema è essere presenti nella nostra vita, condividere i nostri affetti con le persone care, abbracciare le nostre emozioni, le nostre sensazioni più vere. Cogliere la cosa giusta, fare qualcosa d’importante richiede semplicemente attenzione, cura e spontaneità. Bisogna vivere davvero, smetterla di fingere, alzarci dalle ceneri che abbiamo sparso sulle nostre “bacheche”.
Riggan Thomson: Non sono presente nemmeno nella mia vita, non l’ho vissuta e non ci riuscirò mai.
Francesco Colia