“L’estremista che insegna agli altri ad avere dei diritti, che cosa insegna? Insegna che chi serve ha gli identici diritti di chi comanda.
L’estremista che insegna agli altri a lottare per ottenere i propri diritti, che cosa insegna? Insegna che bisogna usufruire degli identici diritti dei padroni.
L’estremista che insegna agli altri che coloro che sono sfruttati dagli sfruttatori sono infelici, che cosa insegna? Insegna che bisogna pretendere l’identica felicità degli sfruttatori.
Il risultato che in tal modo eventualmente è raggiunto è dunque una identificazione: cioè, nel caso migliore, una democratizzazione in senso borghese.” (P. Paolo Pasolini)
Possiamo dire, parafrasando un altro testo: “oggi questa scrittura si è compiuta davanti ai vostri occhi”.
Guardiamoci bene intorno, cosa vediamo?
Una borghesia che si declina, a secondo del livello culturale, in sistemi di consumo diversi, ma la sostanza non cambia.
La terra è piatta ed ogni tanto trema facendo sorridere e sfregare le mani all’industria del mattone, tutto crolla, ma niente riesce ad ingoiare la violenza vestita di tutto punto da crocerossina in lacrime, quella resta, assume solo forme diverse, come un vizio.
Non esiste un’alternativa che sia credibile perché non c’è chi la pratichi oltre che chi la predichi, anche i “messia” e gli “estremisti” non esistono più, hanno messo le pantofole davanti alla TV.
Crediamo che peggio di così non possa andare? Ci sbagliamo, Pasolini era un uomo che sapeva guardare lontano, un profeta di quelli che è meglio ucciderli presto, altrimenti non si sa mai che danno possono provocare …
“Nel caso migliore ci sarà una democratizzazione in senso borghese”, nel caso peggiore quello che stiamo diventando.
Il bruco sa che diventerà una farfalla?
Dovremmo poterglielo chiedere … la società attuale è consapevole della metamorfosi che sta vivendo?
Il senso non è più borghese ed il processo non si può più definire di democratizzazione, altre ideologie vengono proposte o riproposte, anche se i nomi, in alcune circostanze, vengono mantenuti gli stessi.
“Lei è un intellettuale, allora faccia qualcosa” così disse la signora Delgado, sostiene Pereira … ma oggi proprio dove ci aspetteremmo di trovare una possibilità di riscatto, una proposta diversa, sbattiamo contro lo zoccolo più duro, zoccolo appunto, perché ormai la cultura è ridotta ad una bestia.
E Pereira? Bello che morto anche lui, troppo preso dalla pagina culturale, che oggi firma, a chiare lettere, perché ci si accorga bene del nome, perché non si creda che soffra di falsa umiltà, sarebbe uno scandalo ai giorni d’oggi … l’umiltà … ne ho comprato un paio di chili l’altro giorno, era in offerta al supermercato, insieme ai pomodorini pachino, mi hanno dato in omaggio anche un buon detergente, perché si sa, arriva sempre il momento in cui si sente il bisogno di potersene lavare le mani – di tutto – ed espatriare in cerca di fortuna.
Il diritto allo studio è fondamentale per un paese civile in cui le lauree ad honorem si danno anche alle trote perché hanno il merito di averci riempito lo stomaco a capodanno, dunque dobbiamo identificarci con questo ideale, essere cittadini amanti e rispettosi del concetto di meritocrazia difeso da chi è veramente esperto di bene comune.
Niente ci scandalizza, abbiamo fatto l’abitudine a tutto, ciò però che più preoccupa è che non siamo in grado di scandalizzare, di essere quella novità che destabilizza, che è in grado di tentare strade non percorse, non di sognare il cambiamento, ma di esserlo.
Come fare?
Pereira non aveva un piano, era un uomo ordinario, che viveva interamente immerso nei suoi libri, cercando consolazione nelle lettere, eppure nel momento in cui ha smesso di essere semplice spettatore di ciò che leggeva diventandone protagonista, è riuscito a trovare in se stesso il coraggio e nella letteratura stessa il mezzo, per giocare scacco matto all’ideologia.
Sarebbe ora di ritornare, come auspicato da Pasolini, a credere nella forza delle nostre idee ed a lottare, ciascuno con i propri mezzi e le proprie capacità, perché non sia ridotta ad una dimensione verticistica, ad un orticello dove ciascuno riproduce, in scala minore, le stesse dinamiche di cui è vittima.
Lo sfoggio d’erudizione ed i titoli non hanno mai cambiato il corso della storia:
“Molte volte a noi rivoluzionari mancano le conoscenze e l’audacia intellettuale necessari per affrontare il compito di costruire un uomo nuovo con metodi diversi da quelli convenzionali, e i metodi convenzionali risentono dell’influenza della società che li ha creati” (Ernesto Che Guevara)
Se uccidi un uomo che difende un ideale ne farai un eroe, un simbolo, ma se riesci ad estirpare l’ideale ed a sostituirlo con l’interesse, avrai vinto, perché si esaurirà per sazietà e inerzia.
Cosa fare allora?
“Contro tutto questo voi non dovete far altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa ad essere continuamente irriconoscibili.
Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.” (P. P. Pasolini)
Questa non è una pretesa, non una ricetta, neppure una formula, prendetela per quello che è, una semplice provocazione.
Antonella Foderaro