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Lettere dalla tua vita
Lei è un film diretto da Spike Jonze nel 2013. I protagonisti principiali di questa pellicola sono Joaquin Phoenix, Amy Adams e la voce di Scarlett Johansson mentre la colonna sonora è curata dagli Arcade Fire. Una sceneggiatura originale e una fotografia perfetta fanno di questo film un piccolo cult da vedere e ri-vedere. La storia è ambientata in un futuro prossimo e racconta la relazione tra Theodore e Samantha, tra un uomo e un’intelligenza artificiale. Il titolo di questo CineSofia è: Lettere dalla tua vita.
Voce pubblicitaria: Ti facciamo una semplice domanda. Chi sei? Chi potresti essere? Dove stai andando? Cosa c’è nel mondo? Quali possibilità ci sono? La Element Software’s è orgogliosa di presentare il primo sistema operativo di intelligenza artificiale. Un’entità intuitiva che ti ascolta, ti capisce e ti conosce. Non è solo un sistema operativo, è una coscienza. Ecco a voi, OS 1.
Le giornate sono così intense e frenetiche che non ci poniamo più le domande sul nostro vivere, domande in definitiva semplici e essenziali. Oggi il corso degli eventi non ci tiene incollati alla nostra esistenza ma agli accadimenti e appuntamenti del quotidiano. Cosa sono non è soltanto irrilevante ma accessorio, quello che conta è cosa posso offrire in termini di utilità.
La coscienza si nutre di esperienza?
La coscienza non è solo un evolversi, un prendere forma attraverso le esperienze ma una vera frattura tra l’inconsapevolezza e la responsabilità. Ogni mia azione, contatto, conoscenza è un prendere le distanze dalla leggerezza del vivere. L’esperienza è un mare in tormenta con un approdo incerto che muta ogni mia condizione in un’attesa. La coscienza più che subire una trasformazione, un cambiamento, si desta da un lungo sonno.
Samantha: Vuoi sapere come funziono?
Theodore Twombly: Sì veramente, sì come funzioni?
Samantha: Fondamentalmente possiedo l’intuito, cioè il DNA di chi sono io si basa su milioni di personalità dei programmatori che mi hanno scritto però ciò che fa di me, me, è la capacità di crescere attraverso l’esperienza. Di fatto mi evolvo in ogni momento, proprio come te.
Theodore Twombly: Wow, è strano forte.
Samantha: È Strano? Mi trovi strana?
Theodore Twombly: Un po’.
Samantha: Perché?
Theodore Twombly: Perché sembri una persona ma sei solo una voce in un computer.
Samantha: Questa è la limitata prospettiva di una mente non artificiale, lo capisco, ti abituerai.
Perché ci nascondiamo?
Percepiamo la vita come una serie di istruzioni da seguire, il tempo scorre inesorabilmente come una scadenza posticipata e tutto ciò ci lascia un grande senso di estraneità. Stringiamo amicizie, conoscenze, affetti con svariate persone eppure abbiamo la tendenza a nasconderci. I sentimenti sono sempre una forza contrastante, se da una parte ci spingono verso gli altri, da un’altra ci isolano. Così oscilliamo tra il voler essere e il poter essere, in un confine lungo e misterioso.
Theodore Twombly: Solo che, faccio un sacco di sogni sulla mia ex moglie Catherine e in sogno siamo amici come una volta, non è che vogliamo stare insieme o stiamo insieme però siamo amici e lei non è arrabbiata.
Samantha: Invece è arrabbiata?
Theodore Twombly: Sì.
Samantha: Perché?
Theodore Twombly: Credo di essermi nascosto da lei, l’ho lasciata sola nel nostro rapporto.
Samantha: Come mai non avete ancora divorziato?
Theodore Twombly: Non lo so, penso che per lei sia solo un pezzo di carta, non vuol dire niente.
Samantha: Per te invece?
Theodore Twombly: Non sono pronto, mi piace essere sposato.
Samantha: Sì, ma voi due non state insieme ormai da quasi un anno.
Theodore Twombly: Tu non sai cosa vuol dire perdere qualcuno a cui tieni…io aspetto che non mi importi più di lei.
Uscire dal proprio guscio, entrare nel mondo della condivisione, in lotta sempre con questo senso di estraneità, sveglia in noi un inaspettato desiderio di conoscenza. I luoghi, le cose e le persone vengono assorbite dal nostro vivere e sentire. Il nostro sguardo non è più sfuggente ma soggetto ad un’attenzione profonda.
Theodore Twombly: Sì, sai certe volte guardo le persone, cerco di sentirle, non di guardarle e basta solo perché mi stanno davanti, immagino quanto profondamente sia siano innamorate, quante volte gli abbiano spezzato il cuore.
Cos’è un’emozione?
Quello che siamo non è semplicemente complesso ma in continuo mutamento. Il cambiamento avviene in noi ad una velocità sorprendente e senza moti di arresto. Veniamo investiti quotidianamente dai sensi, in modo brutale e arbitrario così fuori dal nostro controllo e dal nostro pensare, ci emozioniamo. Tutto il sentire del mondo è emozione, tutto il vivere del mondo è un tuffo nell’ignoto.
Theodore Twombly: Certo che sei molto più complessa di quello che pensassi.
Samantha: Sì, e sto andando molto oltre quello per cui ero programmata, sono emozionata.
Spesso abbiamo la sensazione che le emozioni siano irripetibili, siano cristallizzate nel tempo e nello spazio. In realtà le emozioni hanno un potere dinamico e si muovono dentro di noi con memoria e rinnovamento. È impossibile gestirle e credere di poterle soffocare perché parte integrante di un processo impenetrabile e coinvolgente.
Samantha: Come ci si sente ad essere vivi in quella stanza adesso? …Dimmi tutto quello che ti passa per la mente, tutto quello a cui stai pensando.
Theodore Twombly: Sai, certe volte penso di aver già provato tutti i sentimenti che potessi provare e d’ora in poi non proverò più niente di nuovo ma solo versioni inferiori di quello che ho già provato.
Pertanto, le emozioni riescono a convogliare nella realtà immagini e sensazioni per noi impenetrabili. Ciò che è reale è ciò che sentiamo vibrare dentro di noi. Vedere, sentire, toccare sono tutte percezioni che fanno di noi parte del reale quotidiano.
Theodore Twombly: Tu sei reale per me Samantha.
Cosa vogliamo scoprire?
Convivere con ciò che percepiscono i nostri sensi è un viaggio interminabile, una vera ricerca priva di qualsiasi destinazione. Il desiderio di imparare, conoscere non fa che accrescere la nostra consapevolezza su “cosa siamo”, anche se “cosa siamo” è sempre un grande punto interrogativo.
Samantha: Stavo per dirti che voglio imparare tutto di tutto, voglio divorare tutto, voglio scoprire me stessa.
Theodore Twombly: Sì, anche io voglio questo per te.
Così la curiosità del mondo accende in noi passioni e bramosie selvagge e non ci rendiamo conto di quanto tutto ciò può spaventare. Tuttavia, la vera scoperta avviene quando il nostro essere entra in relazione con altre persone. La vera emozione non si riduce al semplice “sentire” ma al condividere quel sentire con altri esseri. Tutto quello che ci investe non fa che stimolare in noi il desiderio di capire e migliorare. La meraviglia del nuovo spesso ci coglie impreparati, ci fa sbagliare, ridere, piangere ma questo non fa che emozionarci.
Samantha: Com’era essere sposati?
Theodore Twombly: Ehm, non facile, questo è sicuro ma c’è qualcosa di molto bello nel condividere la tua vita con qualcuno.
Samantha: Come si condivide la tua vita con qualcuno?
Theodore Twombly: Be’, siamo cresciuti insieme…ci influenzavamo molto reciprocamente.
Samantha: In che modo tu l’hai influenzata?
Theodore Twombly: Lei veniva da un contesto in cui niente era mai buono a sufficienza e questo era un peso che la opprimeva ma nella nostra casa era sempre viva l’idea di provare, di permettere all’altro di sbagliare e di emozionarsi per le cose. Questo per lei era liberatorio. Era emozionante vederla crescere, vederci crescere e cambiare insieme ma questa era anche la parte difficile. Crescere con lei, crescere senza di lei o cambiare senza spaventare l’altro.
Cosa raccontiamo del passato?
Affrontare la quotidianità, le difficoltà di tutti i giorni non è semplice così accade, non di rado, di richiamare il passato. Facciamo ricorso al passato per rassicurare le nostre paure, per avere delle conferme che non abbiamo. Il nostro vissuto è un abito che cuciamo quotidianamente ma anche un luogo per rintanarci quando non ci sentiamo all’altezza delle situazioni.
Samantha: …e poi ho capito che mi stavo semplicemente ripetendo che in me c’era qualcosa di sbagliato. Era una storia che stavo raccontando a me stessa. Mi ripetevo di non essere all’altezza, non è interessante? Il passato è solo una storia che raccontiamo a noi stessi.
Dunque, superare le paure, sorprendersi, crescere è una disperazione. Le emozioni più forti e coinvolgenti sono fuori dal controllo della ragione. Disperarsi è emozionarsi e privarsi di qualsiasi difesa.
Amy: Io dico che chiunque s’innamori è un disperato, innamorarsi è una pazzia, è come se fosse una forma di follia socialmente accettabile.
L’emozione non varca i confini del corpo e del tempo e l’uomo può tramutare questa condizione in gioia. Tante volte siamo dimessi verso la gioia, ci concediamo dolore inutilmente credendo sia l’unica possibilità che abbiamo. Vivere è una possibilità, la possibilità, è dobbiamo solo concedersi ad essa con disperazione e…gioia.
Amy: La vita dura un attimo e finché la vivo mi voglio concedere…gioia.
Ci fidiamo delle nostre sensazioni?
Quante volte ci aggrappiamo alle paure, al terrore di perdere ciò che ci fa emozionare. Sentire dentro quella disperazione profonda verso qualcuno o qualcosa ci fa vacillare alimentando diffidenza e confusione. Per essere se stessi, per vivere pienamente le emozioni, bisogna principalmente fidarsi delle proprie sensazioni. Non importa il rischio che corriamo nel metterci in gioco, quello che conta veramente è lasciarci andare senza esitazioni. Soffocare i nostri desideri, aspirazioni, sogni non fa che renderci un po’ più soli e lontani dalle emozioni pure e spontanee. Lontani dal centro del nostro respiro, vicini alla nostra ragione, siamo abbandonati a noi stessi.
Samantha: Stasera dopo che sei andato via ho pensato tanto, a te, a come mi trattavi e ho pensato: ma perché lo amo? E poi ho sentito che dentro di me mi stavo liberando da tutto quello cui ero aggrappata e ho capito che non c’è un motivo razionale, non ne ho bisogno, mi fido di me stessa, mi fido di quello che sento. Non cercherò mai più di essere diversa da quella che sono. Spero che tu lo possa accettare…lo sai, io riesco a sentire la paura che hai dentro e vorrei poter fare qualcosa perché te ne liberassi, perché se lo facessi non ti sentiresti così solo… Beh, a quanto pare sto cambiando più in fretta ed è un po’ spiazzante. Ma Alan dice che nessuno di noi è uguale a un attimo fa e non dovremmo cercare di esserlo perché è troppo doloroso.
Apparteniamo o disperiamo?
Ognuno di noi manifesta i propri sentimenti in modo diverso e lo fa nella misura in cui crede a ciò che sente. Condividere le proprie emozioni in molti casi ci lega così fortemente all’altro che abbiamo la convinzione di appartenergli indissolubilmente. I nostri sentimenti non possono ridursi al semplice offrire parole, gesti e azioni. Quello che percepiamo è l’essenza più vera del nostro esistere, siamo quello che sentiamo, sentiamo quello viviamo. Pertanto, appartenere a qualcuno o qualcosa è soltanto un aspetto di una follia più grande, una quieta disperazione di un vivere misterioso.
Samantha: Il cuore non è come una scatola che si riempie, più ami più il cuore si espande. Io sono diversa da te, questo non mi porta ad amarti di meno anzi mi fa amarti di più.
Theodore Twombly: Scusami ma non ha senso, o sei mia o non sei mia.
Samantha: No Theodore, sono tua e non sono tua.
Spesso sentiamo il bisogno di certezze, desideriamo essere riconosciuti per quello che vogliamo e non per quello che siamo. Si confondono con troppa facilità i bisogni e le insicurezze con le attenzioni. Vorremmo sentire parole di rassicurazione, di comprensione non sul nostro essere e divenire ma sul nostro fragile equilibrio emotivo. Il nostro vivere è una permanenza che si nutre di emozioni, un viaggio fatto con l’altro e per l’altro. Il mondo è il nostro luogo, la nostra casa e questo è il senso del nostro “disperare”.
Theodore Twombly: Cara Catherine, ho pensato tanto a tutte le cose per cui ti vorrei chiedere scusa, a tutto il male che ci siamo fatti, a tutto quello di cui ti ho accusata, a tutto ciò che avevo bisogno che tu fossi, dicessi…ti chiedo perdono. Ti amerò sempre perché siamo cresciuti insieme e mi hai aiutato ad essere quello che sono. Voglio che tu sappia che ci sarà sempre un po’ di te dentro di me e ti sono grato per questo. Chiunque tu sia diventata, in qualunque parte del mondo tu sia, ti mando il mio amore, sei mia amica per sempre. Con Amore, Theodore.
Francesco Colia
Avevo visto la locandina appesa nel cinema. Avevo pensato che fosse un buon film. Ora, dopo aver letto il vostro strepitoso reportage non posso fare a meno di vederlo. Strano: proprio ora ho lanciato il post: Il casco di cristallo. Affinità – nella estrema diversità – di tema.
Complimenti per la cura e l’analisi.
Eletta