Camminare per le strade della città in questi giorni che precedono il Natale è quasi impossibile. Molta gente esce di casa. Va alla ricerca di qualcosa da acquistare. Il regalo da mettere sotto l’albero. E spesso non conta nemmeno cosa. L’importante è comprarlo. L’importante è averlo per riporlo, adagiarlo all’interno di un involucro vestito a festa, ai piedi di un albero con le luci colorate che si accendono e si spengono ad intervalli regolari.
Le vie del centro sono un groviglio di fili contornati di vetrine apparecchiate con infinite attrattive. Dietro il vetro stanno in bella mostra oggetti, resi attraenti dalle tinte del periodo, dalla posizione studiata per valorizzarli, dall’illuminazione e dall’atmosfera giusta che dice “Natale”. Per questo non manca, tra le varie, innumerevoli cose esposte, un alberello, nato dal nulla perché finto oppure naturale, ma privo di radici perché recise. Un piccolo abete o un’altra conifera dai rami addobbati con palline, fiori, coccarde, angioletti…Rami fermi sempre nella stessa posizione, a rappresentare la luce, la rinascita, la vita.
Simbolo di prosperità, l’albero accompagna questi giorni, riempie angoli, spazi studiati appositamente per lui. Si tratta di un atto dovuto, come tradizione desidera, preparato con l’occorrente per riempirlo, adornarlo, abbellirlo.
Le persone di fronte ad un albero illuminato, colorato, ricco, si fermano. E l’albero, gli alberi tutti, accompagnano il passante, comunicandogli la sua bellezza.
E’ piacevole apparire, essere al centro dello sguardo di chi, procedendo con passo veloce o lento, posa gli occhi per un po’ su quanto è lì per mostrarsi.
Non tutti però, guardano nello stesso modo. Non tutti vedono l’albero allo stesso modo. Gli occhi di chi osserva sono diversi perché diverse le realtà. Diverso il vissuto. E di conseguenza diverse le emozioni che l’oggetto suscita. Così la bellezza, la maestosità, la grandezza, la luce sono per alcuni staticità, spreco, caducità. La felicità e la leggerezza per qualcuno rappresentano tristezza e pesantezza per altri.
Non tutti hanno la possibilità di rendere festoso questo periodo perché per loro Natale è un giorno come tanti. Per le strade, infatti, la ricchezza, il lusso, lo sfarzo si muovono di pari passo con la miseria. C’è chi non ha un lavoro e chi non possiede i soldi sufficienti per donare. Chi ha mille problemi da risolvere, difficoltà da fronteggiare, chi non ha nessuno che si ricordi di lui e chi nessuno a cui comprare un regalo.
Occhi che guardano, ma non vedono perché quanto appare non riempie. Quel che si vuol rendere bello, in realtà non ha niente di bello. Non è piacevole per l’uomo che, seduto sul marciapiede, chiede aiuto. Per chi cammina a testa china in compagnia della sua solitudine. Non lo è per la vecchina dimenticata nella piccola casa accanto che passa il tempo a ricordare. E nemmeno per il ragazzo privato dei sogni, la donna che teme per la vita, il bambino che non riceve amore. Quel che appare non gratifica neppure l’uomo qualunque che non sente più, non prova, non si emoziona.
Se le cose stanno così, allora viene meno il senso della creazione dell’albero di Natale. Io credo che se ciascuno di noi facesse un piccolo sforzo per avvicinarsi all’altro, renderebbe fertile il cammino dell’esistere, facendo germogliare un albero con radici solide per dire vita. E la vita, si sa, è luce, colore, festa. Una festa per sempre.
Cristina Polli
E’ vero: le cose non hanno lo stesso significato e lo stesso colore per chi le guarda, ma gli sguardi si possono incrociare e potrebbe passare anche un po’ d’amore, comprensione, empatia in questi scambi, anche solo un piccolo e flebile desiderio di ascoltare che poi, magari, si rinforza arricchendoci tutti.
Auguri per l’anno nuovo, con tutto il cuore, a tutti voi.
Cristina
Filosofi per caso
Ci scusiamo con Antonella e Donatella per l’erronea cancellazione dei loro commenti augurali.
Nel ripulire il sito (causa spam) sono stati involontariamente rimossi.
Un grazie di cuore a tutti e ancora auguri di un sereno 2014